Finalmente è arrivata l’estate!
Sole, mare, caldo, e vacanze! Ah le vacanze, che bella invenzione!
E tu finalmente, dopo settimane di suppliche, sei riuscito a convincere il tuo capo a darti una settimana di ferie, non pagate ovviamente, per poter trascorrere il tanto atteso Ferragosto in spiaggia. Cosa si potrebbe desiderare di più?
E, oltretutto, dopo mesi e mesi di trattative, cominciate già durante il cenone di Capodanno, hai raggiunto un accordo con tutti i tuoi amici che, per una volta, finalmente hanno preso una decisione unanime.
Per quest’anno il Ferragosto si passa in spiaggia. Due giorni di puro relax, trascorsi con i compagni di una vita, a ridere, scherzare, dimenticarsi dei problemi quotidiani. Sul serio, non si può desiderare niente di meglio…
La partenza è fissata per le 6 del mattino del giorno 14 agosto, questo significa che ti devi svegliare alle 5. Probabilmente a quell’ora non si è svegliato neppure il tuo panettiere di fiducia, ma è d’obbligo partire presto, sennò col cavolo che trovi un parcheggio per la macchina. La tua sveglia però, forse per un improvviso slancio d’amore nei tuoi confronti, decide che è crudele svegliarti così presto proprio ora che hai le ferie, e, con immenso altruismo, ignora l’orario a cui l’avevi puntata e suona alle 9 meno un quarto.
Resoti conto dell’immenso ritardo che hai accumulato, scendi dal letto in preda al panico, e cominci a sistemarti lavandoti i denti mentre fai colazione e scegliendo a casaccio i costumi da portare. Telefoni ai tuoi amici e, con un fiatone che nemmeno Bolt dopo i 200 metri, avvisi che ritardi giusto di qualche minuto, salvo poi scoprire che la metà di loro non era ancora sveglia e all’altra metà non frega niente se arrivate in spiaggia a settembre.
Finalmente sei pronto, metti in moto la macchina (che si mette davvero in moto, avresti troppa sfiga altrimenti), e parti. Arrivi a destinazione dopo 97 minuti, quasi tutti trascorsi in coda al casello autostradale. Ovviamente le auto sono parcheggiate pure una sull’altra, che sembrano gli autobus londinesi a due piani, tanto è il marasma. Tranquillo, il parcheggio lo trovi. Certo, sarà situato ad una distanza pari a quella che intercorre fra Roma ed il Tibet e poi dovrai trascorrere altri 97 minuti camminando a piedi sotto il sole per raggiungere il luogo prescelto, ma lo trovi.
Arrivi in spiaggia sudato come una marmotta in calore, gocciolando in una maniera tale che a confronto le cascate del Niagara sono un rubinetto che perde, e finalmente, con le tue ultime forze, stendi il telo vicino a quello dei tuoi amici (che non si sa come, ma sono arrivati lì 3 ore prima di te). Ok, da qui in poi solo mare, sole e relax, giusto? Sbagliato.
Il numero di persone presenti in spiaggia probabilmente supera il numero degli abitanti della Cina, disposte in 40 metri quadri di spiaggia. E vuoi che fra tutti questi non ci sia qualcuno con dei figli? Ma certo che c’è qualcuno con dei figli. Anzi, i figli ce li hanno tutti. Alla faccia dell’emergenza demografica. E, secondo calcoli scientifici accuratamente studiati, è dimostrato che i bambini saranno tanto più fastidiosi ed invadenti tanto più alta è la tua voglia di non essere disturbato. Si comincia già male quando una coppia di ragazzine ti fa mangiare una palettata di sabbia mentre corrono giocando a racchettoni.
Provando ad ignorare i bambini che continuano a lanciare il pallone pericolosamente vicino al tuo ombrellone, decidi di fare un tuffo con gli amici, prima di pranzare. Tolti i vestiti, ti rendi conto che, per colpa della fretta, ti sei messo per sbaglio il costume fiorato di tuo cugino, quello talmente lungo che ti arriva al polpaccio e con l’elastico talmente rovinato che oltre a te potrebbe entrarci dentro un’intera squadra di calcio, allenatore incluso. Entri in acqua che sembri Krusty il clown e un gentilissimo pargolo ti aiuta a vincere il freddo tirandoti un calcio che ti lancia fra le onde. Ti volti, con uno sguardo che spaventerebbe Satana in persona, verso la madre dell’angioletto, scoprendo che è intenta a passarsi lo smalto color melanzana sulle dita dei piedi e decidi di lasciar perdere.
Arriva il momento del pranzo. Il massimo che tu e i tuoi amici avete portato sono tramezzini con senape e formaggio spray mentre i tuoi vicini di ombrellone banchettano con lasagne e peperonata. Considerato che tu sei sottovento e che l’odore che proviene dai loro piatti è talmente forte da averti sturato le narici, bruciato i peli nasali e fatto passare l’allergia che ti affliggeva da 15 anni, decidi che è meglio girarsi dall’altro lato. E ti accorgi che gli altri vicini di ombrellone stanno pranzando con la pepata di cozze (ma chi è che porta la pepata di cozze in spiaggia?!). Termini gli ultimi cracker integrali conditi con sottaceti e provi a prendere il sole.
“Occhiali bracciali collane teli borse portafogli spray?” Sollevi la testa e ti accorgi di un vucumprà (che tu continuerai sempre a chiamare marocchino pure se viene dalla Scandinavia) che ti fissa. Rispondi con un educato “no grazie”, lui continua a fissarti per altri 15 interminabili secondi, senza dire nulla, finchè si allontana, lasciandoti dentro un profondo senso di disagio. Nel frattempo ti arriva una palla in testa, lanciata dal figlio di “lasagne e peperonata”.
Visto che comincia a farsi una certa ora, con i tuoi amici decidete di montare la tenda. Niente di più facile, ci sono pure le istruzioni. Dopo un tempo durato quanto un film di Peter Jackson, state ancora cercando di capire quale sia il bastoncino da montare per primo. Intanto torna “Occhiali bracciali collane teli borse portafogli spray?”, un nuovo “no grazie” e nuovi, imbarazzanti, secondi di silenzio.
Concludete il montaggio della tenda quando già si è fatto buio (un altro po’ e si faceva mattina e non avevate più bisogno della tenda). Tutti si cambiano i vestiti. Tutti tranne te, ovviamente, che al mattino, preso dalla fretta e dal panico, hai infilato in borsa la maglietta piena di buchi e macchie, che metti quando devi tinteggiare casa, e i pantaloni che ti entravano 3 anni fa, quando ancora non avevi bisogno di una dieta.
Dopo essere stato ricoperto di sabbia da uno dei tanti mocciosi che corrono in giro per la spiaggia, e che sembrano non andare mai a dormire, come i vampiri, prendi una bella birra ghiacciata e pensi che la serata andrà finalmente bene. Ah, naturalmente la birra ha raggiunto la stessa temperatura del magma, perchè hai dimenticato di portare la borsa termica.
“Occhiali bracciali collane teli borse portafogli spray?”, all’ennesima tiritera del vucumprà rispondi con l’ennesimo “no”, sperando che, ora che è sceso il buio, se ne vada e non ti chieda più niente. Finalmente il relax che hai aspettato per tutto il giorno pare essere arrivato. Accendete il fuoco per scaldarvi e cuocere qualche wurstel, chiacchierate, ridete e scherzate. Ok, da qui in poi le cose andranno bene, giusto? Sbagliato.
La Guardia Costiera nota, a distanza, il fuoco. Vi raggiungono e dopo avervi urlato contro vi appioppano una simpatica multa. Ma dico, non lo sapevi che è assolutamente vietato bivaccare in spiaggia?
Insomma, il resoconto della giornata, alla mattina di Ferragosto, è il seguente: una scottatura che ha trasformato la tua schiena in una cartina geografica, un’intossicazione alimentare dovuta al formaggio spray scaduto, un’ora e mezza trascorsa a rimuovere tutti i granelli di sabbia da tutti i posti in cui si erano infilati, 400 euro donati alla Guardia Costiera, altri 60 dati al vucumprà, che alla fine è riuscito a convincerti a comprare qualcosa, e un principio di esaurimento nervoso.
Ah, che bella invenzione le vacanze!