Era il lontano 2004 quando uno studente americano decise di distruggere la vita sociale di metà degli abitanti del pianeta creando quello che oggi è conosciuto come “Facebook”.
Grazie a questa straordinaria innovazione tecnologica siamo venuti a conoscenza dell’esistenza di sottospecie di Homo Sapiens di cui, sinceramente, non sentivamo minimamente la mancanza.
E forse uno degli esemplari più interessanti da studiare, quello più variegato, più particolare e decisamente meno schivo di tutti, è la Belloccia Ignudas Comunis dalla Citazione Facile, che trova il suo habitat naturale fra le pagine virtuali di FacciaLibro. Da vero esploratore naturalista quale sei (ah non lo sei? E vabbé, fa lo stesso) non puoi, dunque, perdere l’incredibile occasione di osservare il comportamento della Belloccia Ignudas allo stato brado!
Eccola, è lei la riconosci già alla prima mezza occhiata alla foto profilo, scattata davanti allo specchio del bagno della nonna, generalmente con indosso un vestito che sembra realizzato da Edward Mani di Forbice in preda alla crisi di mezza età e un paio di tacchi che solo a guardarli ti vengono i crampi persino al cuoio capelluto. Immancabile l’iPhone rosa shocking ben visibile stretto nella mano destra (perché, cioè, se non hai l’iPhone non sei nessuno, cioè), mano sinistra rigorosamente sul fianco. I commenti facebook, di un numero imprecisato che varia da 15 a 317, sono generalmente del tipo “tesoro sei bellixima!“, scritti da altri esemplari di Belloccia, solitamente tutti appartenenti allo stesso branco. E già a questo punto cominci a chiederti perché stai ancora su Facebook anziché fare cose più divertenti, tipo andare dal dentista, leggere l’etichetta di tutti gli shampoo che hai a casa o pagare le tasse.
Sfogliare l’album della Belloccia Ignudas in questione è emozionante quasi quanto guardare la vernice asciugarsi. Le foto, non meno di 514586, sono esattamente analoghe ai fiocchi di neve: non ce ne sono 2 uguali, ma a te non frega niente perché sembrano tutte assolutamente identiche e tutte identicamente noiose. Ogni singolo scatto è un selfie con annessa l’immancabile duck face che ti fa seriamente temere che la povera ragazza sia stata colpita da una paresi facciale o che ti fa sospettare che la Belloccia non mostri i denti perché ne è priva.
Ad accompagnare gli infiniti scatti si ritrovano citazioni più o meno dotte. Generalmente tali culturalmente elevatissime ed eruditissime citazioni non c’entrano un tubo con la foto in questione, ma talvolta può capitare che la dotta frase sembri correlata all’immagine e poi, ad un analisi più attenta, si scopre che non c’entra un tubo. Fra i personaggi citati più gettonati si annoverano Marilyn Monroe, Oscar Wilde, che quasi sempre è citato letteralmente a caso, l’icona di eleganza Audrey Hepburn, di solito sotto a foto con un abbigliamento di una tamarraggine indescrivibile, e Charles Bukowski, il cui nome, incredibilmente, è scritto in maniera corretta (d’altronde si sa che il copia-incolla ha reso tutti più intelligenti).
So che a questo punto preferiresti affacciarti dalla finestra a guardare il vicino di casa 94enne che porta a spasso il cane, ma resisti. Il meglio deve ancora arrivare.
Improvvisamente spunta lei, la foto per eccellenza. La noti spiccare al di sopra di tutte le altre, infarcita di commenti provenienti da tutti e 5000 gli amici Facebookiani della Belloccia Ignudas (ma tu lo sapevi che Facebook permette di avere al massimo 5000 amici?) e con un numero di “mi piace” superiore al numero di cifre decimali del pi greco. Ma probabilmente non ti sei accorto né dei commenti né dei mi piace e sei solo stato attirato dalle tette in bella mostra. Se ora fai uno sforzo in più e sposti lo sguardo dalle tette alla didascalia della foto, ti accorgerai che quasi sicuramente ci sarà scritto qualcosa sulla bellezza interiore e sul fatto che gli uomini sono interessati solo alla scollatura. Tipico atteggiamento iper coerente della Belloccia Ignudas Comunis.
Degna di nota, infine, è una particolare sottospecie di Belloccia, più rara e ambita da tutti i documentaristi dei social network, la Belloccia Ignudas Bannamentis. Si differenzia dalla cugina Comunis dal peculiare abbigliamento, ovvero un bikini praticamente invisibile, così striminzito che sarebbe considerato scandaloso persino al Carnevale di Rio, in ogni singola foto, pure in quelle datate 10 febbraio, tanto da farti domandare se la Belloccia in questione viva in un posto particolarmente caldo, tipo il cratere di un vulcano o la superficie del sole. Il nome di questa sottospecie è dovuto al fatto che questo tipo di Belloccia blocca senza pietà qualunque commentatore che scriva una frase diversa dalla rituale “tesoro sei bellixima” già precedentemente citata, ma sono ammesse anche varianti leggermente diverse, tipo “come sei bella in questa foto“, oppure la sempreverde versione paraculis “che bel costume“.
Finalmente la tua avventura alla scoperta della Belloccia Ignudas Comunis si è conclusa. Ora che hai completamente perso la fiducia nel genere umano puoi finalmente smettere di guardare le tette della foto per eccellenza di prima e tornare alla tua vita quotidiana, consapevole che questa esperienza ti ha cambiato per sempre (o forse anche no, dai).