La tecnologia è un bene ed una risorsa per l’umanità, se la si usa in maniera corretta e sapiente, ma non bisogna esagerarne nell’uso. Questo, almeno, quanto stabilito dall’Associazione italiana formatori salute e sicurezza sul lavoro (Aifos), secondo la quale moltissimi italiani che lavorano a contatto con i mezzi tecnologici soffrono di quella che è considerata una vera e propria malattia, chiamata  nello specifico tecnostress.

Ansia, stress, umore nero, stanchezza cronica ed attacchi di panico: questi i sintomi più frequenti provocati dall’uso intensivo sul posto di lavoro della tecnologia e dei mezzi tecnologici. Essa fa ammalare soprattutto quanti sono costretti ad utilizzare smartphone, pc e altri dispositivi per le loro attività. In particolare, secondo una ricerca di Netdipendenza Onlus, condotta per conto di Aifos, a soffrire di malessere tecnologico sono 45 lavoratori italiani su cento.

Secondo quanto emerge dalla ricerca, il 44,5% degli intervistati soggetti a tecnostress lamenta mal di testa, il 35,4% calo della concentrazione, il 33,8% nervosismo e alterazioni dell’umore e il 28,5% tensioni neuromuscolari. Tra i disturbi comuni ci sono poi stanchezza cronica (23,3%), insonnia (22,9%), ansia (20,4%), disturbi gastro-intestinali (15,8%) edermatite da stress (6,9%), ma anche alterazioni comportamentali (7,1%), attacchi di panico (2,6%) e depressione (2,1%).

A rendere delicata la situazione di alcuni lavoratori, c’è il problema di non riuscire mai a staccare davvero da lavoro perché i dispositivi elettronici vengono utilizzati anche al di fuori degli orari d’ufficio nel 66,5% dei casi, mentre nel 90% gli aggeggi elettronici vengono utilizzati anche il sabato e la domenica. Questo il commento in merito di Enzo Di Frenna, presidente di Netdipendenza Onlus“Molti sintomi dell’elettrosmog sono simili a quelli del tecnostress, come ad esempio il mal di testa, il calo della concentrazione, l’insonnia, ecc. Bisogna approfondire l’impatto di questi due rischi e valutare correttamente il sovraccarico informativo-cognitivo e i livelli di emissioni di campi elettromagnetici. È questa la nuova sfida da affrontare per difendere la salute dei lavoratori digitali”.