La sbornia del trionfo dura sempre troppo poco. Perché nella MotoGP frenetica di oggi c’è sempre un’altra gara in agguato, un’altra prestazione da fare, un altro primato da confermare. Valentino Rossi, anche se di vittorie ne ha sulle «spalle» già 106, l’ultima 13 giorni fa ad Assen, non può e non vuole sottrarsi a questa regola non scritta. Il toboga del Sachsenring è lì, fatto apposta per la parola che in questo momento suona come un mantra nella testa di Vale e dei suoi tifosi: conferma. «Sì, voglio ripetermi. Sarà fondamentale fare due risultati importanti, qui e a Laguna Seca. Ad Assen è stato un fine settimana ottimo, sono stato al top in tutte le sessioni, adesso voglio confermare che il mio livello è aumentato e che posso battagliare con i migliori. La moto va sicuramente bene. I dubbi? Spariti il sabato in Olanda. Ma ogni weekend ne avrò di nuovi…». Ricordi Anche se non lo dice, Valentino vuole soprattutto vedere se riesce a stare davanti al compagno di squadra Jorge Lorenzo in condizioni più normali: «Ad Assen ho fatto un favore a lui, vincendo, perché così ho tolto punti ai suoi avversari, ma soprattutto ho fatto un favore a me stesso. Quando le cose vanno male, come a me negli ultimi due anni e mezzo, un pilota deve cercare di tenersi su di morale, provare ad essere ottimista. Così ho fatto io». Marc Marquez non ha dubbi: «Rossi? Il successo di Assen non è un fatto isolato. Ne può firmare molti altri…». Il pesarese sorride, ma non nomina mai la parola vittoria: «Il Sachsenring non è una delle mie piste preferite, anche se mi porta alla mente buoni ricordi, trionfi (5; n.d.r.), battaglie all’ultimo giro, e soprattutto il rientro record (un mese e mezzo; n.d.r.) nel 2010 dopo la frattura di tibia e perone del Mugello». Favoritismi Il tema infortuni, abbinato alla parola Mugello, fa tornare alla mente proprio il 2010, quando Lorenzo sul gradino più alto del podio si presentò con una maglietta gialla per esprimere vicinanza al compagno che si era appena rotto la gamba. Un episodio che molti, nell’entourage di Rossi, interpretarono non benissimo. «No, ero più arrabbiato con la Yamaha… In realtà, all’inizio, il mio rapporto con Jorge è stato difficile, lo devo ammettere. Adesso però la nostra relazione è cambiata in meglio, pur sempre rimanendo nell’ambito di una grande rivalità in pista». Prova ne è il fatto che Valentino, poco prima della gara di Assen, sia andato nel box di Lorenzo per fargli forza. E sempre in tema infortuni, Valentino ha voluto mettere in chiaro anche la sua posizione riguardo presunti favoritismi dei medici quando si tratta di rilasciare le autorizzazioni a correre: «Non è affatto vero che con me, qui al Sachsenring nel 2010, e con Jorge, ad Assen pochi giorni fa, i dottori abbiano chiuso un occhio perché ci chiamiamo Rossi e Lorenzo. Ogni circuito ha dei medici, che valutano il pilota infortunato, facendogli fare degli esercizi specifici. A me allora fecero fare dei saltelli sulla gamba, a Jorge presumo che abbiano fatto fare delle flessioni. Se sei in grado di correre, ti fanno gareggiare. Altrimenti no. Punto. Io personalmente lo rifarei, rischierei di nuovo». Popolarità Con quel rientro a tempo di record, Valentino ha aumentato ancor di più la sua popolarità a livello mondiale. Assen 2013, poi, l’ha messa in cassaforte: «Se penso alla mia carriera, ricordo con più piacere il fatto di aver vinto almeno un gran premio dal 1996 al 2013, a parte le due stagioni in Ducati. E poi il primo trionfo in 500 nel 2000 e questo nel 2013, uno dei più belli della mia vita, sicuramente il più desiderato ». Il toboga del Sachsenring è lì, sembra che sorrida sornione. Aspettando magari che il sogno della conferma valentiniana si trasformi in realtà.