Niente più ergastolo, ma pene più severe per i reati contro i minori e il riciclaggio.

Papa Francesco ha varato un’importante riforma della giustizia penale vaticana (in vigore dal primo settembre), che fino a ieri era ferma—per molti aspetti — al Codice Zanardelli, adottato nel 1929 all’indomani dei Patti Lateranensi che istituirono la Città del Vaticano.

Per questo, ad esempio, Paolo Gabriele, il maggiordomo infedele di Papa Ratzinger, fu giudicato solo per il reato di furto, l’unico applicabile al suo caso nelle norme in vigore che non prevedevano l’attentato alla sicurezza dello Stato. La tutela Le leggi varate da Francesco con un “Motu Proprio” sono «in continuità con le azioni intraprese a partire dal 2010 durante il pontificato di Papa Benedetto XVI». Il carcere «a vita» sarà sostituto con la pena della reclusione da 30 a 35 anni.

La riforma della giustizia del Vaticano comprende, poi, una ridefinizione della categoria dei delitti contro i minori: la vendita, la prostituzione, l’arruolamento e la violenza sessuale in loro danno. Ma ce ne sono anche altri: la pedopornografia, la detenzione di materiale pedopornografico, gli atti sessuali con minori. Francesco ha deciso l’aumento delle pene per la sottrazione di documenti riservati dagli uffici vaticani, qualora questi abbiano particolare rilievo. L’introduzione nell’ordinamento dell’art. 116 bis per chi trafuga documenti, infatti, stabilisce che «chiunque riveli notizie riservate, rischi ora fino a 8 anni».

Inoltre sono state introdotti reati relativi ai delitti contro l’umanità, cui è stato dedicato un titolo a parte: si sono previste, tra l’altro, la specifica punizione di crimini come il genocidio e l’apartheid, sulla falsariga delle disposizioni dello Statuto della Corte penale internazionale del 1998. Infine—in conformità con quanto stabilito dal diritto internazionale — è stato esplicitamente previsto il delitto di tortura. Etica Tra le altre novità «il titolo dei delitti contro la pubblica amministrazione è stato rivisto, in relazione alla Convenzione delle Nazioni Unite del 2003 contro la corruzione », si legge nella nota. La Convenzione prevede sanzioni molto severe a tutela della correttezza dei comportamenti pubblici.

Le nuove leggi risultano applicabili anche ai nunzi apostolici ed al personale di ruolo diplomatico della Santa Sede, nonché ai dipendenti di organismi e istituzioni della Curia Romana o a essa collegati indipendentemente dal fatto che si trovino sul territorio dello Stato della Città del Vaticano.