Distributori che diventano editori, editori che si mettono a vendere libri. Cadono le barriere nel mondo editoriale, si accorcia la filiera. Negli Stati Uniti c’è grande attesa per il lancio, che dovrebbe avvenire a giorni, di Bookish, il sito di libri nato da un’alleanza tra tre colossi editoriali: Hachette, Simon & Schuster e Penguin. Il sito, oltre a funzionare come vera e propria libreria online che dovrebbe vendere volumi di tutti gli editori, non soltanto dei tre finanziatori, offrirà agli iscritti notizie, interviste con gli autori, recensioni e altro materiale. L’idea è acquisire dai lettori quante più informazioni possibili sui loro gusti in modo da poter fare loro un’offerta di lettura personalizzata. L’idea è nata dalla considerazione che i siti dei tre editori coinvolti nella nascita del progetto non sarebbero mai riusciti singolarmente a generare un volume di traffico in grado di raggiungere una massa critica di consumatori, né, tantomeno, di fare concorrenza ad Amazon.
Bookish andrà dunque direttamente sul terreno dell’azienda di Jeff Bezos che, secondo le rilevazioni di comStore, in giugno è stato il sito di retailer online con maggiore traffico a livello globale, con oltre 282 milioni di visitatori (il 20,4% del totale degli utenti di Internet). D’altro canto Amazon, che già da qualche anno pubblica direttamente libri in versione cartacea e digitale, acquistabili sia nello store online che in (alcune) librerie tradizionali, ha deciso di entrare nel mercato in modo più deciso, reclutando una firma di grande successo popolare. Qualche giorno fa infatti ha annunciato di aver firmato un accordo con Thimoty Ferriss, bestsellerista autore di manuali di auto-aiuto, di casa nella classifica dei libri più venduti del «New York Times». In aprile la Amazon Publishing di New York, diretta da Laurence Kirshbaum manderà in libreria «The 4-Hour Chef», guida per diventare esperti di cibo e di cucina in quattro ore. Ferriss, 34 anni, frequentatore di social network ha lasciato senza rimpianti Crown, marchio di Random House («I miei lettori stanno migrando irreversibilmente verso il digitale — ha detto — e lavorare con Amazon mi permette di sondare il campo»).
Il colosso di Seattle continua a pieno ritmo il lavoro editoriale — digitale e cartaceo — anche con gli altri marchi che fanno parte di Amazon Publishing: AmazonEncore, che pesca le cose migliori tra i libri autopubblicati online e soprattutto AmazonCrossing, lanciato nel maggio del 2010, che ha stampato finora una trentina di titoli di autori stranieri per la prima volta tradotti in inglese (il primo è stato Il re di Kahel, di Tierno Monénembo, nato in Guinea e naturalizzato francese). L’avventura editoriale è nata sfruttando il network di lettori che spesso si trasformano in recensori sulle versioni nazionali del sito per identificare «libri eccezionali che meritano un pubblico più ampio». D’altronde il database sui gusti e le richieste dei lettori, nelle mani della casa di Seattle è ormai ricchissimo e da lì traggono origine anche le imminenti iniziative editoriali. A ottobre la casa di Jeff Bezos inizierà le pubblicazioni del marchio Thomas & Mercer (il nome delle due vie al cui incrocio si trova il quartier generale di Seattle) dedicata al thriller e a dicembre partirà Montlake Romance, dedicato ai romanzi rosa, altro genere di grande successo.
Insomma, Amazon non abbandona la carta, anzi. D’altronde il libro digitale ha ancora parecchi nemici, anche tra gli scrittori. Come Graham Swift, britannico vincitore del Booker Prize che alla Bbc ha prospettato uno scenario addirittura apocalittico, facendo riferimento ai diritti d’autore. «Sfortunatamente agli scrittori va soltanto una piccola parte del profitto dei libri e, nel mondo digitale, probabilmente guadagneranno ancora meno». La conseguenza? «Gli aspiranti scrittori si renderanno conto di non potersi più mantenere con quello che fanno e smetteranno così di scrivere, rendendo il mondo più povero di libri». Una prospettiva allarmante, ma forse troppo pessimistica.