A oltre trent’anni di distanza dal capolavoro che l’ha consacrato nel mondo del cinema, Ridley Scott torna sul grande schermo non solo con una nuova pellicola horror/sci-fi, ma con quello che rappresenta in tutto e per tutto un prequel alla saga di Alien. Il film, che nel 1979 ha trasformato il modo di fare fantascienza a Hollywood e che ha fatto conoscere al mondo intero una trentenne Sigourney Weaver bellissima e dalle grandi doti interpretative, aveva infatti lasciato qualche questione in sospeso, prima tra tutte quella sui cosiddetti Space Jockey, degli strani esoscheletri di giganteschi esseri dal naso proboscideo che Ripley e i suoi compagni avevano trovato sul pianeta LV-223. Prometheus cerca di rispondere (anche se anticipiamo subito che non ci riesce pienamente!) a quei quesiti, portando sul grande schermo una parterre di attori di eccezionale bravura, una storia profonda e dalle forti connotazioni filosofiche e religiose, ed effetti speciali straordinari. Il film racconta la storia della coppia di scienziati Elizabeth Shaw (Noomi Rapace) e Charlie Holloway (Logan Marshall-Green), che scoprono una pittura vecchia di 35.000 anni e che ritrae esseri giganti che puntano alle stelle, un’immagine che è stata ritrovata numerose volte in culture diverse attraverso i secoli. Elizabeth, fortemente credente, è quindi convinta che la rappresentazione indichi in qualche modo l’origine del genere umano, Due anni dopo viene allestita una spedizione per il pianeta LV-223, finanziata dalla Weyland Corporation e composta da un equipaggio scelto, tra cui si ritrovano proprio la Shaw, il robot David (Michael Fassbeneder) e la gelida rappresentante della compagnia, Meredith Vickers (Charlize Theron). La struttura della storia è esattamente la stessa di Alien: il gruppo giunge sul pianeta, lo esplora, viene a contatto con una qualche forma di natura aliena e, una volta rientrato sulla nave spaziale, si scatena l’inferno. Scott, con la maestria che lo contraddistingue, riesce a mettere in scena un thriller fantascientifico di prima qualità, che solo raramente registra sequenze troppo lunghe e poco significative, giustificate solo dal mood più cerebrale e meno action della pellicola. Ma senza dubbio è il cast artistico che fa la differenza: Charlize Theron è perfetta nel ruolo della Vickers, inizialmente un personaggio di ghiaccio che va poco a poco rompendosi sotto il peso degli avvenimenti; anche Noomi Rapace, l’erede della Weaver, subisce una netta trasformazione lungo lo svolgimento della trama, passando da scienziata a guerriera; ma il vero protagonista del film è Michael Fassbender (uno degli attori più ricercati del momento, con all’attivo recentissime pellicole come X-Men: L’inizio e Shame) nei panni del robot David, incaricato di supervisionare il sonno criogenico dell’equipaggio della Prometheus, ma le cui ambigue intenzioni si rivelano ben presto al gruppo. Il resto del cast non è di particolare rilievo, se non il personaggio del capitano Idris Elba con la sua beffarda ilarità, e la trama lascia un po’ a desiderare, con una fine aperta che fa presagire un ulteriore ritorno di Scott alla saga. Prometheus è stato un ottimo esperimento per far rivivere l’universo di Alien, ma probabilmente Scott ha girato così bene la prima saga, che non sentiamo proprio il bisogno di una seconda!