Gli errori da non fare quando si perde il lavoro

Gli errori da non fare quando si perde il lavoro

Perdere il lavoro: il solo pensiero di avere a che fare con una situazione del genere, porta tantissime persone a vivere dei momenti di forte crisi. Quando si parla di questa tematica, si chiama senza dubbio in causa un aspetto senza dubbio importante nella vita di ogni persona. Per questo motivo, è il caso di farsi trovare pronti, eventualmente, a gestire al meglio una sua perdita.

Nelle prossime righe, abbiamo elencato alcuni errori che è bene evitare quando ci si trova in queste situazioni.

Lasciarsi andare alla rabbia sui social

Quando si perde il lavoro, è normalissimo vivere dei momenti di rabbia. Ripetiamo: normalissimo. Non bisogna sentirsi sbagliati per questo. Quello che invece è bene evitare è lasciarsi andare alla rabbia sui social. Non bisogna infatti dimenticare che, quando si parla di selezione del personale, tantissime aziende procedono a un checking dei profili social, concentrandosi in particolare sulle piattaforme più utilizzate, ossia Facebook e Instagram.

Trovare post in cui sono in primo piano sentimenti come la rabbia e il rancore non è certo il massimo. Il pensiero di molti, infatti, è quello di assumere una persona che potrebbe lasciarsi andare a offese in caso di problemi sul posto di lavoro.

Trascurare la formazione

Oggi come oggi, il tempo è un bene a dir poco prezioso. Ce ne siamo resi conto nei mesi scorsi quando, in fase di confinamento, ne abbiamo avuto a disposizione molto più di prima, molte volte senza sapere come utilizzarlo.

Quando si perde il lavoro, il tempo che si ha a disposizione può essere sfruttato in maniera molto proficua. Ciò significa, per esempio, concentrarsi sulla formazione. Le strade per concretizzarla al meglio sono diverse. Si può frequentare un corso online relativo a una skill sulla quale si è consapevoli di essere carenti, ma anche riprendere un percorso scolastico interrotto. In questi casi, si può parlare della laurea, ma anche di realtà che permettono di diplomarsi subito in dodici mesi.

Quando si nominano queste realtà formative, è bene ricordare che vengono incontro a diverse esigenze, permettendo di ottenere in tempo rapido sia il diploma liceale, sia quello dell’istituto professionale o di quello tecnico.

Mentire, in sede di colloquio, sulle competenze

Quando ci si trova davanti alla situazione difficile che è la perdita di un lavoro, ci si augura di avere presto a che fare con nuovi colloqui. In questi frangenti, è bene evitare di mentire sulle proprie competenze. Dire per esempio che si sa l’inglese quando il livello è scolastico, espone solo a rischi di fastidiosi fraintendimenti quando il nuovo lavoro inizierà.

Non curare il profilo LinkedIn

Abbiamo fatto cenno, nelle righe precedenti, a un utilizzo consapevole dei social media quando si perde il lavoro. Mettere in atto questo consiglio consente di farsi trovare meglio dai recruiter, sempre più attivi su questo social.

Per fare un esempio della sua importanza e di un utilizzo che è bene non fare, ricordiamo che, scrivendo ‘disoccupato’ o ‘in cerca di lavoro’ nella headline, si mette in secondo piano il valore di quelle parole chiave basate sulle competenze e sulle mansioni che permettono a chi si occupa di selezione del personale di trovare una determinata figura.

Facciamo un esempio pratico. Un recruiter alla ricerca di un social media manager per un’azienda o un’agenzia di comunicazione, digiterà appunto ‘social media manager’ nella barra di ricerca, non ‘disoccupato’. Oppure, farà una ricerca sulla base di competenze specifiche, come per esempio il social advertising. Per questo, magari facendosi aiutare da un consulente, è opportuno curare bene il proprio profilo LinkedIn.

Cercare, dopo aver trovato un nuovo lavoro, di portare i vecchi colleghi con sé

Se dopo aver perso il lavoro se ne trova uno nuovo, è bene evitare di magnificare la meraviglia del nuovo impiego e di cercare, magari con metodi poco corretti, di portare gli ex colleghi con sé. Non bisogna infatti mai e poi mai dimenticare che viviamo in un mondo iperconnesso, dove questi comportamenti prima o poi vengono a galla.