Diventare interior designer: le domande da porsi per capire se è la strada giusta

Diventare interior designer: le domande da porsi per capire se è la strada giusta

La situazione di emergenza che stiamo vivendo ha portato tantissime persone a ripensare ai loro spazi domestici. Oggi come oggi, li viviamo in maniera diversa rispetto a inizio 2020 e, parliamoci chiaro, li guardiamo con altri occhi.

Questo cambiamento ha aumentato notevolmente il numero di utenti che si rivolgono a professionisti esperti per dare un nuovo volto alla propria casa. In questo novero è possibile includere anche gli interior designer.

Cosa fa l’interior designer?

Iniziamo con il dire che l’interior designer è un professionista creativo. Il suo scopo è quello di ottimizzare l’esperienza di uno spazio lavorando sullo stile dell’arredamento, ma anche sull’illuminazione e sulla scelta dei colori. Detto questo, non resta che passare in rassegna alcune domande che è il caso di farsi per capire se quella dell’interior designer è la strada giusta.

Si è pronti, per un po’ di tempo, a lavorare e studiare nel contempo?

Esistono diverse soluzioni da considerare nel momento in cui ci si chiede quali corsi seguire per diventare interior designer. Ci sono i corsi di laurea veri e propri, inclusi di solito sotto al cappello della Facoltà di Architettura, ma anche corsi post diploma messi a disposizione dalle alte scuole di specializzazione. In questi frangenti, bisogna farsi trovare pronti, per un determinato lasso di tempo, a far convivere studio e lavoro.

I corsi di specializzazione in questione, infatti, sono spesso part time, motivo per cui, di fatto, consentono di concentrarsi anche sul gettare le basi per la propria carriera.

Ci si sente in grado di anticipare i bisogni dei propri clienti?

Una delle doti indiscusse del creativo, a prescindere dall’ambito in cui opera, è l’empatia. Questo meraviglioso modo di approcciarsi al mondo dovrebbe essere messo in primo piano anche nell’interior designer. Per capire se questa professione è la strada giusta, è bene interrogarsi sulla capacità di anticipare i bisogni e le istanze dei propri clienti.

Ciò vuol dire, in concreto, porre attenzione a come sono vestiti, a come parlano della loro casa, a quello che dicono quando descrivono la loro giornata e avere la giusta discrezione per entrare in punta di piedi con una proposta in grado di cambiare in meglio gli spazi domestici.

Sei pronto ad aggiornarti costantemente?

I percorsi formativi – siano essi o meno legati a contesti universitari – forniscono una base sulla quale è poi necessario costruire il castello della propria professionalità. Ciò significa formarsi costantemente. Sono numerosi gli ambiti da considerare. Fondamentale è formarsi su tutto quello che riguarda la scienza dei materiali, ma anche su tendenze come il decluttering – che negli ultimi anni va per la maggiore e sta impattando tantissimo sulla fruizione degli spazi domestici – e il minimalismo.

Hai spirito collaborativo?

“Nessun uomo è un’isola”: queste parole sono tratte da un passo del poeta e saggista inglese John Donne. Entrate nel linguaggio comune, possono essere “rivisitate” in diversi modi per ricordare che la sinergia continua tra individui e storie è importantissima.

Si può dire, per esempio, che nessun professionista è un’isola e rammentare il fatto che, se si ha intenzione di diventare interior designer, non si può non avere spirito collaborativo.

Il percorso di questo professionista, infatti, è profondamente legato a quello di altri professionisti come l’architetto o il light designer. Se si decide di puntare ai grandi studi per la carriera, il gioco è praticamente fatto. Se invece si decide di intraprendere un percorso da freelance, è bene lavorare ogni giorno di networking, partecipando ai gruppi sui social e, quando si potrà tornare a viverli live, non mancando a nessun evento.

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