Dopo le immancabili polemiche che hanno accompagnato la scelta di un tedesco per guidare uno dei musei più importanti d’Italia, soprattutto dopo i saccheggi e la distruzione operata dalle truppe naziste nel corso della seconda guerra mondiale, oggi è arrivato il giorno dell’insediamento.
Le prime dichiarazioni di Schmidt sono senz’altro condivisibili, così come le idee, alcune piuttosto innovative, per un Paese così in ritardo come il nostro nei confronti della digitalizzazione e delle nuove tecnologie.
Fresco di firma del contratto, Schmidt, 47 anni, storico dell’arte, nato a Friburgo in Brisgovia, all’attivo incarichi internazionali di prestigio tra i quali anche quello di curatore al Paul Getty Museum di Los Angeles, e da Sotheby’s a Londra, ha varcato di primissimo mattino il portone dell’edificio vasariano per entrare in servizio. Non ha tempo da dedicare ai commenti poco amichevoli di chi ancora reclama per gli Uffizi un direttore italiano, solo voglia di darsi da fare, visto che “il da fare”, appunto, non manca. “Delle polemiche non mi interesso, altrimenti non si finisce più: bisogna lavorare. E la giornata è piena. Inizia presto e finisce tardi”, taglia corto.
Tra le sue priorità, spiega, “l’abbattimento delle code intollerabili all’entrata”, uno dei problemi storici e strutturali degli Uffizi. “Non va bene iniziare una visita con ore e ore di attesa come avviene qua. Sono troppo lunghe rispetto ad altri musei. Non è accettabile. In proposito ho tante idee. Riguardano la logistica, l’uso delle tecnologie ed anche una diversa organizzazione delle visite”.
Schmidt ha anche annunciato un giro di vite sul prestito delle opere a musei internazionali, perché, ha spiegato “se negli anni ’60, tanto per fare un esempio, il Vaticano mandava la Pietà di Michelangelo a New York, ora non ha più senso fare cose del genere. Adesso è possibile inviare ottime riproduzioni digitali delle opere”.
Certo, ha tenuto a precisare, “i prestiti per le mostre internazionali si continueranno a fare. Ma vedremo con grande attenzione quali e caso per caso. E c’è una serie di opere cosiddette ‘tipiche’ degli Uffizi per cui sarà sempre esclusa questa possibilità”. Verrà gestita con estrema cautela anche la questione dell’affitto per ricevimenti ed eventi privati da ospitare negli spazi del museo, al centro di numerose polemiche, soprattutto negli ultimi anni. “si continueranno a fare, ma solo al bar e in terrazza – ha annunciato – in sale e corridoi questo non è praticabile: si tratta di luoghi organizzati e attrezzati per l’accesso dei visitatori e la tutela delle opere, non per eventi“.
Tra i desideri del nuovo direttore ci sarebbe anche l’idea di aprire il suggestivo corridoio Vasariano, oggi visitabile solo su prenotazione in momenti determinati dell’anno. “E’ un peccato che non sia aperto al pubblico: il tema va affrontato”, ha commentato.
Schmidt ha anche garantito che i lavori per l’ampliamento degli Uffizi finiranno “presto”.
Dell’allestimento delle nuove sale si occuperà il responsabile uscente del museo, Antonio Natali, suo “amico da più di vent’anni”. “Lui adesso non lascia – ha assicurato il successore tedesco – anzi, resta allo stesso livello e rimane nel suo ufficio. Il tema dell’allestimento dei nuovi spazi gli sta davvero a cuore: così riprenderemo una divisione del lavoro che c’era agli inizi della storia degli Uffizi. Il primo direttore, Giuseppe Bencivenni Pelli, collaborava con Luigi Lanzi, che aveva l’incarico speciale dell’allestimento. Strade cittadine ora sono dedicate a Lanzi – ha concluso scherzosamente Schimdt – nessuna invece al direttore, che non è noto se non agli esperti di museologia…”.
Prima iniziativa pubblica del nuovo direttore, sara’, il 17 novembre, l’ inaugurazione a palazzo Pitti della grande mostra su ‘Firenze Capitale – i doni e le collezioni del Re’.
Rimane soltanto da augurargli buon lavoro di tutto cuore.