Suppongo che chi vede passare una Google Car provi la sensazione di essere in uno di quei film di fantascienza nei quali le strade di un futuro che ormai è già qui sono popolate di strani veicoli che si muovono in totale autonomia senza conducente, oppure con ai comandi un’intelligenza artificiale.

Anche l’estetica di queste vetture contribuisce non poco a dare l’illusione di trovarci davanti ad una macchina che appartiene a un tempo che deve ancora venire.
Le vetture, dalla pronunciata forma a uovo, hanno già percorso ben due milioni di chilometri senza conducente e un milione e mezzo di chilometri con autista.
Cifre sicuramente ragguardevoli per un test ancora di lunga durata.

In occasione della recente ricorrenza di Halloween, Google ha invitato le famiglie che si fossero trovate in prossimità di una Google Car parcheggiata a girarle intorno, ad avvicinarsi il più possibile, affinché i sensori dell’auto imparassero a riconoscere i bambini dalle dimensioni del fisico più ridotte rispetto a quelle degli adulti, poiché una nuova versione del software di controllo della vettura prevede che l’auto si comporti con maggior prudenza nelle vicinanze dei bambini che possono avere comportamenti imprevedibili.

Lo scoglio principale da superare per le Google Car è proprio la presenza degli esseri umani, soprattutto di coloro che al volante non rispettano alla lettera le regole del codice stradale.
La simpatica vetturetta, infatti, è stata progettata per essere assolutamente ligia alle normative in fatto di circolazione e quindi mal digerisce chi non usa la freccia, chi non si ferma in prossimità di un passaggio pedonale, chi, approssimandosi ad una rotatoria, non si ferma in corrispondenza della linea di arresto e impegna parte della carreggiata nel tentativo di passare prima possibile.
Insomma, il normalissimo comportamento dell’automobilista medio italiano.

I 16 incidenti avuti dal 2009 ad oggi e i momenti di impasse in cui le Google Car hanno avuto comportamenti anomali, si sono verificati proprio a causa dell’imprudenza e della scorrettezza degli automobilisti in carne e ossa, tanto è vero che in un’unica occasione è stata loro attribuita la responsabilità dell’accaduto.

La sfida per il costante perfezionamento del software di controllo continua in modo incessante con la recente convocazione anche di esperti di etica e filosofi per tentare di dirimere l’ardua questione di come potrebbe comportarsi una Google Car in caso di un incidente ormai inevitabile.
Sacrificare i suoi occupanti contro il camion che le si è piantato di fronte all’improvviso oppure sterzare sul marciapiede affollato?
Sfortunatamente ancora non esiste alcun sensore che funziona come l’occhio o il cervello umano.