Lavorare all’estero

Sempre più italiani sono tentati dal fare un’esperienza di lavoro all’estero. Che sia per curiosità, per voglia di crescere e provare sé stessi, per mettere a frutto i propri studi, per sconfiggere il precariato e la crisi economica che stiamo vivendo, molti giovani guardano aldilà dei nostri confini.

 

Sarebbe un grave errore, però, pensare che altrove la situazione sia molto più facile e che le opportunità siano lì pronte da cogliere senza faticare, in quanto la crisi è, purtroppo, globale. Per non rimanere delusi, quindi, è saggio non prendere una decisione affrettata, bensì fare ricerche approfondite e ponderare bene tutte le opzioni.

 

Come prima cosa, è necessario fare un esame obiettivo delle proprie capacità (esperienze, lingue conosciute, volontà di imparare un nuovo lavoro, capacità di adattamento, etc.) e dei paesi da prendere in considerazione (situazione economica, lavori più richiesti, cultura del lavoro,….). Dopo aver individuato un paese e un settore professionale di riferimento, è consigliabile affidarsi ai siti Internet specifici e mandare curriculum vitae mirati e una lettera di presentazione per CV pensata e preparata per ogni azienda alla quale ci si candida.

 

Dopo aver affrontato i processi di selezione, al momento della partenza, è saggio richiedere un visto di lavoro, che per di più garantisce anche una minima copertura sanitaria.

Vediamo ora di prendere in considerazione quei paesi che, ad oggi, attirano maggiormente i giovani under 35.

 

Partiamo dalla Gran Bretagna, da sempre meta ambita in quanto ricca di opportunità e di dinamismo. Trovare lavoretti (cameriere, fattorino, commesso,…), a Londra soprattutto, non è difficile; trovare posizioni più qualificate (informatico, medico, ingegnere,…)  invece risulta essere un po’ più complicato ma non impossibile.

 

Restando in Europa, altro paese molto gettonato ultimamente è il Belgio, la cui economia è una delle migliori del continente e dove la qualità della vita viene percepita come ottima. Requisito basilare per pensare di trasferirsi in terra belga è quello di conoscere il francese e l’inglese.

Anche la Svizzera, il cui tasso di disoccupazione è al 4,7%, è uno Stato molto ambito tra coloro che cercano lavoro all’estero. Le procedure non sono propriamente facili in quanto sia le leggi che lo stile di vita sono molto rigide, ma le prospettive remunerative sono molto allettanti.

Come in Belgio, anche in Svezia, la qualità della vita è percepita come ottima: un italiano può cercare un’occupazione soprattutto nell’ambito del turismo, a Stoccolma, Malmo o Goteborg, tenendo presente che la conoscenza dell’inglese è fondamentale.

 

Lasciamo l’Europa per scoprire nuove mete aldilà dell’oceano.

 

Vera terra promessa, come lo è per certi versi Londra, sono gli Stati Uniti d’America. Le opportunità sono variegate ma le procedure sono molto rigide. Prima di partire, è d’obbligo ottenere il visto, pena espulsione immediata e addirittura il carcere, sul quale specificare i dettagli lavorativi. Quindi, si parte solo dopo aver trovato un lavoro.

 

Vicino, abbiamo il Canada, una nazione quasi perfetta per diversi aspetti della vita comunitaria (libertà d’informazione, sostenibilità ambientale, civiltà e anche lavoro). Le occasioni occupazionali sono, infatti, molte e la conoscenza della lingua inglese è di fondamentale importanza.

 

Cambiando d’emisfero, parliamo del Brasile che, grazie al boom economico, ha attirato moltissimi stranieri altamente qualificati, attratti dal clima e dalla meravigliosa natura. Inoltre, sono molte le aziende italiane presenti sul territorio alle quali inviare la propria candidatura.

 

Chiudiamo la nostra disanima parlando dell’Australia e della Nuova Zelanda. Gli stipendi e il costo della vita in Australia sono alti ma la qualità della vita è ottima. Per poter lavorare in questo paese è necessario avere meno di 45 anni, conoscere l’inglese, possedere una qualifica professionale e fare domanda di emigrazione come lavoratore dipendente. Anche per lavorare in Nuova Zelanda, infine, bisogna ottenere un particolare visto che viene concesso solo in presenza di un contratto o una promessa di assunzione.

 

Una regola vale per tutte queste mete (e anche tutte le altre non prese qui in considerazione): per farsi un’idea delle possibilità reali, è necessario affidarsi ai siti di ricerca del lavoro più importanti o contattare italiani che vivono già sul posto.