Sono mesi ormai che si parla di crisi della Grecia e del suo sistema economico, un paese che sembra assolutamente incapace di reagire alla crisi che lo sta travolgendo.
Nel frattempo le tensioni sociali alimentano spinte verso l’uscita dall’Unione Europea, vista ormai come una struttura che vessa il cittadino medio greco.
In un quadro di crisi come sempre ci sono sciacalli che guadagnano dalle disgrazie altrui, approfittando della debolezza di un paese mettono in atto una politica economica spietata, legata alla rilevazione di tutti i beni di quel paese. Un banchetto ricco e appetitoso che parte dalle azioni alle obbligazioni fino ai titoli di Stato.
Quando si pranza a un banchetto in cui ci sono tante pietanze gustose, la gola e l’ingordigia la fanno da padroni e allora perchè limitarsi ad acquisire solo la parte finanziaria del paese? Esiste un mercato quello immobiliare altrettanto ricco e molto interessante, la crisi poi ha reso molto più appetibile l’acquisto selvaggio delle case.
Famiglie in piena crisi che non sanno più come sbarcare il lunario si sono ridotte a vendere una casa in pieno centro ad Atene a 10.000 euro. Un mercato quello immobiliare molto appetibile per tutti gli squali che oggi comprano una casa a un prezzo irrisorio per poi magari rivenderla domani a un costo maggiorato.
Come sempre sulle disgrazie delle persone ci sono sempre affaristi senza scrupoli che ne approfittano, resta sempre l’incognita della possibile uscita della Grecia dall’Unione Europea e il tornare a battere moneta propria.
La stessa Mykonos risente di questo crollo dei prezzi anche se in questo caso va fatta una precisazione. Le ville costruite sul mare all’incirca 10 anni fa, ancora oscillano almeno sulla carta con prezzi che vanno sui 5000 euro al metro quadrato.
Parliamo però di valutazioni legate a punte massime, in realtà il costo medio si attesta sui 3500 euro al metro quadro. Il costo di un’abitazione media nuova o ristruttura vista mare invece oscilla tra i 2000 e i 3800 euro al metro quadro.
Insomma una flessione che arriva fino al 28% rispetto al 2008, mentre gli squali attendono l’uscita dall’euro fregandosi le mani e pregustando affari d’oro.