Il saluto fascista va ancora di moda. Ahinoi. Sin dall’infanzia. Si comincia presto, come avveniva in passato ai tempi del regime. All’asilo si sta bene e si fanno tante cose, tra cui anche il saluto romano. Ebbene sì. E’ successo, nella fattispecie, in una scuola materna di Cantù, in provincia di Como. Il bambino in questione non ci ha pensato un attimo nell’alzare il braccio destro proteso in avanti, come facevano tali Mussolini ed Hitler.
Un gesto che ha fatto storia e scuola, a quanto pare, in Italia, anche a distanza di tanti anni. In fondo, gliel’hanno insegnato papà e mamma. E lui obbedisce semplicemente. I bambini applicano soltanto ciò che vedono eseguire dai propri genitori. Nel Ventennio fascista il saluto romano faceva praticamente parte del programma scolastico; lo impartivano direttamente le maestre. Un giorno il bambino si presenta all’asilo e per salutare i compagni, o magari camerati, si esibisce nel saluto nazifascista.
Il brutto, anzi il peggio, è che non si tratta di un’iniziativa estemporanea, ma di un’abitudine consolidata. Le maestre lo capiscono con il passare dei giorni. Ogni volta che si presenta di fronte ad un compagno, ad un’insegnante o a un bidello, per annunciarsi o per congedarsi egli allunga il braccio destro e schiude il palmo della mano. Gli altri allievi non capiscono e non chiedono: sono troppo piccoli.
Ma l’inconsapevole esuberanza politica del camerata in erba, nello stupore generale, non può passare inosservata agli occhi di chi sta dietro la cattedra. Questo il racconto di Barbara, una maestra dell’asilo: “Abbiamo deciso di convocare i genitori. Quando abbiamo spiegato loro il comportamento anomalo del figlio e chiesto, a nostra volta, spiegazioni, ci hanno risposto così: “Che cosa c’è di strano? Vogliamo dargli un’educazione rigorosa e allo stesso tempo naturale”. I genitori devono correggerlo, altrimenti lo cacceremo dall’asilo”. Alla fine i fascisti hanno dovuto cedere. Niente più saluto romano.