Un articolo pubblicato su “Il fatto quotidiano” ha rivelato il fallimento del progetto Garanzia Giovani, ideato dal governo Renzi per rilanciare l’occupazione giovanile.
Il fondo riguarderebbe i giovani neoassunti tra i 15 e i 29 anni, fondato su uno stanziamento di fondi europei del valore di 1,5 miliardi, che secondo il quotidiano, si sarebbe rivelato solo un metodo per ingrassare i portafogli delle agenzie di lavoro interinali, enti di formazione e aziende private.
Il piano che si articola in incentivi ai datori di lavoro che assumono giovani è gestito dalle Regioni che demandano ai Centri per l’impiego provinciale il compito di raccogliere le adesioni e gli accreditamenti delle aziende che vogliono fornire il lavoro e dei curricula dei giovani interessati, in una sorta di patto di servizio dove domanda e offerta di lavoro si incontrano. Il piano garanzia giovani si articola attraverso un sistema di incentivi e bonus conferiti alle aziende che si fanno carico dei contratti di lavoro.
I finanziamenti del fondo Garanzia Giovani riguardano le assunzioni a tempo determinato che vanno dai 6 ai 12 mesi o che superano i 12 mesi, ma non garantiscono affatto la permanenza dei giovani nell’azienda che li ha assunti. I giovani lavoratori, una volta terminati gli incentivi incassati dalle aziende, col perdurare della crisi, rischiano di vedersi nuovamente arruolati nell’esercito dei disoccupati, loro malgrado, ricavando dall’esperienza lavorativa effettuata solo un bagaglio di conoscenze superficiale e poco spendibile sul mercato del lavoro.
Mentre le aziende farebbero incetta di soldi freschi derivanti dagli stanziamenti comunitari, cumulati con altri incentivi pubblici, come il contratto a tutele crescenti. Una politica che premia il datore di lavoro che si fa carico finchè durano gli incentivi di lavoratori mal pagati e regala ai giovani solo l’illusione di un lavoro stabile.