Lo scandalo è di casa ad Expo 2015. Le polemiche che hanno accompagnato l’avvicinamento alla manifestazione universale si allargano sempre più anche in corso d’opera. Ecco un riferimento: nella puntata andata in onda ieri sera su La 7, riconducibile alla trasmissione La Gabbia, di Gianluigi Paragone, si riporta agli occhi dei telespettatori uno scandalo che rischia di passare, come al solito, in sordina.
Già da tempo, infatti, da più parti arriva la denuncia dell’importazione di semi lavorati in Romania, una sorta di impasto non fermentato e congelato che viene tenuto sotto zero nei frigoriferi italiani anche per due anni e poi, successivamente, venduto come fresco a prezzi esorbitanti nella grande distribuzione. Qui entra in gioco la Coop, il marchio che contraddistingue la rete di supermercati e che è ufficialmente uno degli sponsor della manifestazione Expo 2015. La Coop sei tu, ma il pane è rumeno.
Nella fattispecie, il giornalista Paolo Berizzi, dalle pagine del quotidiano La Repubblica, ha portato alla luce la filiera dell’importazione degli impasti incriminati che finirebbero proprio sugli scaffali della grande distribuzione, tra cui appunto i punti vendita Coop. Addirittura il giornalista avanza l’ipotesi che i composti lavorati oltre frontiera verrebbero cotti in forni costruiti con scarti di copertoni. Dal suo sito la Coop smentisce fermamente le accuse, ma è innegabile che al giorno d’oggi tra il consumatore e il produttore tutto si riduca ad una pura questione di fiducia.
Noi consumatori non veniamo messi nelle condizioni di sapere con esattezza dove e come è stato prodotto il cibo che ci viene venduto ed è innegabile anche che per motivi di lucro quasi tutta la produzione di cibi che un tempo era tipicamente italiana sia stata spostata in paesi poveri dove la differenza costi-ricavi, cioè il guadagno, è più elevata. Sotto la sigla Il pane quotidiano si celebra un progetto presentato all’Expo dalla scuola Salvo d’Acquisto di Monza.
Un progetto lodevole che rientra nelle iniziative promosse dal ministero della salute per avvicinare i ragazzi al buon cibo italiano. Lo scopo è insegnare ai ragazzi la filiera del pane, dalla lavorazione degli ingredienti fino al prodotto finito. Il punto è che, a quanto pare, il pane della grande distribuzione non sarebbe nostrano. Il cibo del bel Paese diventa rumeno. Effetti della globalizzazione e di Expo 2015.