Il match di boxe del secolo, nella notte di Las Vegas, se lo aggiudica il campione del mondo Floyd Mayweather, mantenendo la propria imbattibilità (48 match vinti su altrettanti incontri).
Il pugile filippino Manny Pacquiao, sfidante d’eccezione, ne è comunque uscito a testa alta impegnando il fuoriclasse dei “pugni” statunitense, fino all’ultima ripresa, e piegando il capo solo ai punti, penalizzato eccessivamente da un’esito della giuria che non ha convinto completamente gli esperti del settore, se non per l’esito finale, quantomeno per il distacco assegnato a favore di Mayweather.
Un Pacquiao contrariato ha accettato il verdetto non risparmiando – nelle dichiarazioni post match – qualche frecciata ai giudici: “I miei pugni sono quelli ad aver fatto più male, non penso sia giusto il verdetto. Lui non ha fatto nulla per vincere, è solo scappato sul ring”.
E cosi Floyd Mayweather si aggiudica i 120 milioni di dollari del cachet, previsti per il vincitore del match del secolo, definito tale non certo per lo spettacolo (per la verità poco entusiasmante) offerto dai due contendenti di lusso, ma senz’altro per la montagna di quattrini che l’interesse attorno a questa sfida ha generato. Si parla di oltre 400 milioni di euro, tra diritti televisivi e biglietti venduti, una cifra che ha polverizzato i record precedenti delle epiche sfide di Mika Tyson.
Ben 12 mila spettatori, fra i quali l’attore Denzel Washington e l’ex tennista Andrè Agassi, hanno gremito l’arena “MGM Grands” di Las Vegas. Le cifre da capogiro per assicurarsi il biglietto hanno sfiorato i 200 mila dollari per i posti in prossimità del ring, e i 50 mila euro per la platea. Un giro di soldi equivalenti al prodotto interno lordo annuale del Gambia. Uno spreco di denaro eccessivo in un momento in cui da altre latitudini del mondo c’è fame di lavoro e di prosperità. Ma questa è tutta un’altra storia.