E’ stato il parroco di Augusta(SR), don Palmiro Prisutto, ad aggiudicarsi la seconda edizione del premio “Nenni”, il premio che la fondazione dello storico leader socialista, assegna a coloro che fra politici, giornalisti, attivisti, si contraddistingue per qualità morali, umane e politiche, per la difesa dei diritti dei più deboli, per l’uguaglianza, per il benessere della collettività, per la lotta alle mafie e alla corruzione, per la salvaguardia dell’ambiente.
Il premio viene assegnato mediante una votazione pubblica. Il parroco, che si è imposto su altri candidati di prestigio come i giornalisti Massimo Gramellini e Riccardo Iacona, si è contraddistinto negli ultimi anni per le proprie battaglie di alto spessore morale e per il proprio impegno civico nella lotta per la salvaguardia e l’ambiente del territorio siracusano. In particolar modo, Padre Palmiro Prisutto, ha incentrato il proprio impegno civile nella stigmatizzazione della “strage silenziosa” in atto nel comprensorio Augusta-Melilli-Priolo, ove insiste uno dei più grandi poli petrolchimici d’Italia.
Il comprensorio ha registrato negli ultime decenni un tasso elevatissimo di mortalità per cancro. Il Parroco ha più volte sollecitato l’intervento delle istituzioni per accertare le responsabilità della “strage silenziosa” e della devastazione del territorio. Ogni 28 del mese, Don Prisutto, celebra la messa serale ai concittadini morti per tumore. Durante la predica il parroco reggente elenca più di seicento nomi, uomini donne e bambini, indicando per ognuno l’età, la professione e il tipo di cancro che ne ha causato la morte. Un autentico bollettino di guerra che annovera bambini, donne e uomini di ogni età, private prematuramente del proprio futuro .
La scelta del ventotto di ogni mese fa riferimento alla “Festa dei Santi Innocenti” che si tiene il ventotto dicembre. Nonostante gli inviti del Prete-coraggio di Augusta alle istituzioni, gli appelli sono sempre caduti nel vuoto. Le lettere all’allora presidente della Repubblica, Napolitano, sono rimaste inevase, cosi come sono caduti nel vuoto gli appelli verso governi, prefetti e organi di controllo la cui latitanza ha prodotto vittime senza appello. “Su questa strage c’è un silenzio che dura ormai da troppo tempo ed è ora di romperlo– ha spiegato Padre Palmiro – I nostri morti di cancro e i nostri bambini malformati attendono giustizia, per questo richiedo un intervento delle istituzioni. E’ una strage nazionale che deve essere riconosciuta dallo Stato Italiano, come è avvenuto per le Foibe o Marcinelle. Non possono esserci morti di seria A e morti di serie B in base alla convenienza politica.”