La pigrizia come causa di morte. Sembra uno scherzo di fine aprile, ma è tutto vero. Il sasso nello stagno lo getta l’Oms, meglio nota come Organizzazione Mondiale della Sanità. L’Italia, popolo di santi, poeti e navigatori, può annoverare con successo anche la categoria dei pigri. Il record è presto tratto: 24 milioni di italiani soffrono di pigrizia. Non è una malattia, intendiamoci, ma poco ci manca.
Grazie ai dati forniti dall’Oms, il nostro bel Paese risulta essere tra i 20 paesi più sedentari al mondo. L’attività fisica per gli italiani sembrerebbe essere un vero e proprio incubo. Eppure basterebbero circa due ore a settimana di movimento per restare in forma. Il migliore amico, spesso e volentieri, è il divano. L’allerta è massima.
L’Academy of Medical Royal Colleges ipotizza addirittura la nascita della cosiddetta sindrome della morte da sedentarietà. La Federazione Medico Sportiva Italiana vorrebbe inserire la pigrizia come vera e propria patologia. E’ chiaro sul Corriere della Sera, al riguardo, Gianfranco Beltrami, docente del corso di laurea in Scienze motorie dell’Università di Parma e membro dell’FMSI: “E’ come un farmaco. Se ne prendiamo troppo poco non fa effetto. Camminare per dieci minuti di tanto in tanto non serve granché. Certo, è sempre meglio di niente, soprattutto in presenza di patologie, ma non crogioliamoci nell’idea che sudare sia inutile per ottenere benefici consistenti sulla salute e sulla forma fisica.
Attenti però a non partire da zero: bisogna calcolare la frequenza cardiaca massima e il consumo massimo di ossigeno: poi è possibile determinare durata, frequenza e intensità dell’allenamento, da scegliere in modo che sia più completo possibile. Non va bene, ad esempio, puntare solo su un’attività aerobica o alla corsa, vanno sempre associati esercizi anaerobici di potenziamento e lo stretching perché per essere davvero in salute contano anche forza muscolare, flessibilità ed equilibrio. Inoltre, la dose di movimento cambia man mano che passano i mesi perché con l’allenamento si fanno progressi e l’intensità degli sforzi può crescere”. Mettetevi comodi. Anzi, no. Stavolta c’è da sudare.