I fatti di quella sera del 21 luglio 2001 sono ancora poco chiari. Quell’irruzione della Polizia di Stato all’interno della scuola Diaz di Genova, in concomitanza con lo svolgimento del G8, fa ancora discutere a distanza di tempo.
Alla luce, col tempo, sono venuti fuori i metodi poco ortodossi, per così dire, perpetrati all’interno di quel complesso da parte delle forze dell’ordine. 14 anni dopo ci ha pensato il poliziotto Fabio Tortosa, presente all’epoca dei fatti, a rincarare la dose. Lo ha fatto tramite il suo profilo Facebook, rivendicando, in un certo senso, quel massacro. Questo il suo post del 9 aprile scorso, in risposta alla recente sentenza della Corte europea per i diritti umani, che condannò l’Italia per tortura: “Io sono uno degli 80 del VII NUCLEO. Io ero quella notte alla Diaz. Io ci rientrerei mille e mille volte”.
Parole che hanno suscitato l’indignazione dell’opinione pubblica e sono arrivate anche ai vertici del Viminale. Il ministro degli Interni Angelino Alfano ha reagito così via Twitter: “Valuteremo Tortosa in fretta e con rigore, non escludo la massima severità”. C’è da aspettarsi, dunque, una procedura disciplinare a carico di Tortosa, che rischia il licenziamento o, addirittura, l’apologia di reato.
Sotto accusa non soltanto le sue frasi, ma anche i commenti via social degli eventuali agenti intervenuti nella discussione. Questo, intanto, il pensiero del premier Matteo Renzi sulla vicenda: “Genova è stata una pagina terribile per quelli della mia generazione, ne porteranno i segni per sempre. Ancora non è stata fatta chiarezza fino in fondo sulle responsabilità politiche di chi ha gestito quella vicenda”.