Una vera e propria rivolta, quella scoppiata a Napoli nella mattinata di oggi. Teatro della sommossa l’ingresso del tribunale di Napoli, pietra della discordia le nuove misure di sicurezza introdotte dopo la sparatoria avvenuta all’interno del tribunale di Milano .

Le nuove procedure d’ingresso che prevedono passaggi obbligatori al vaglio dei metal detector e i  controlli capillari dei vigilantes nei confronti dei visitatori perquisiti ad uno a uno, aprendo borse e controllando tablet e smartphone all’interno del tribunale partenopeo, hanno generato code interminabili all’ingresso. Le file hanno determinato cospicui ritardi nell’espletamento delle udienze in programma, perché anche gli avvocati sono rimasti imbottigliati nella bolgia creatasi davanti al tribunale nella speranza di potere entrare per assistere i propri clienti.

Addirittura diversi legali, in previsione dei possibili ritardi, si sono presentati alle 7 di mattina davanti all’ingresso del tribunale per evitare di rimanere impelagati nella fila.

“Dobbiamo lavorare. Fateci entrare. Vergogna. Vergogna”, hanno urlato gli avvocati, gli assistenti, i praticanti in fila, tutti attaccati ai cellulari per rassicurare clienti e testimoni. Addirittura alcuni legali avrebbero tentato di forzare i controlli per evitare di arrivare in ritardo alle udienza. Il presidente della Camera penale Attilio Belloni ha convocato d’urgenza un’assemblea e cosi alle 12 il procuratore generale in Corte d’appello, Luigi Mastrominico, ha dovuto modificare le norme di sicurezza che impongono a tutti di passare sotto i metal detector, per velocizzare l’accesso.  Gli avvocati di Napoli potranno accedere a palazzo di giustizia solo esibendo il tesserino.

Solo intorno alle 11 la situazione è tornata sotto controllo.