Che la corruzione in Italia non avesse mai segnato il passo dopo gli scandali di tangentopoli che negli anni ’90 scoperchiarono il pentolone degli ingenti finanziamenti illeciti ai partiti in cambio di appalti e appetitose commesse, chi ha vissuto in Italia fino ad oggi se n’è, senz’altro,  accorto.

Ma i recenti scandali che hanno coinvolto prevalentemente amministrazioni rette dall’attuale maggior partito di governo, quel Partito Democratico di cui ne è espressione il premier Matteo Renzi, stanno evidenziando una nuova frontiera della corruzione o se vogliamo, un nuovo modo di “ripulire” il passaggio di denaro da corrotto a concussore per gettare fumo negli occhi alla magistratura inquirente, e far apparire lecito il passaggio di denaro che nasce su base illecita.

Questa nuova prassi tangentizia è quella che emerge dagli ultimi recenti scandali che hanno coinvolto la capitale e che hanno riguardato il Comune di Ischia, e proprio uno degli attori principali di tangentopoli, Antonio Di Pietro, ne ha evidenziato, intervenendo ieri sera in diretta a “Servizio Pubblico” i contorni e le modalità.

“Oggi esistono figure come i  facilitatori che non corrompono, ma emettono regolare fattura – ha spiegato l’ex magistrato – ai miei tempi c’era solo la mazzetta, oggi c’è la mazzetta con le tasse, perché oltre al corrotto e al corruttore c’è anche la figura del facilitatore”.

Il termine facilitatore coniato giornalisticamente proprio in relazione agli ultimi sviluppi delle inchieste che hanno coinvolto la lega delle cooperative, individua in un terzo elemento dell’atto incriminato la “sponda” necessaria per rendere il passaggio di denaro apparentemente lecito.

Ad esempio i gruppi imprenditoriali pagano “mazzette” attraverso false consulenze o subappaltando il lavoro ad amici degli amici oppure semplicemente attraverso la cessione di quote delle società di scopo. L’esempio più calzante che descrive questa modalità di corruzione si può trarre dalla vicenda relativa alla metanizzazione di Procida, e dalle dichiarazioni illuminanti di Francesco Simone, manager della cooperativa Cpl Concordia, coinvolta nello scandalo.

«Lo strumento di “penetrazione” da parte di Cpl delle pubbliche amministrazioni, stazioni appaltanti dei lavori e dei servizi cui la Cpl è interessata, è rappresentato dalle consulenze, dal subappalto ovvero dalle forniture in favore di soggetti legati ai pubblici ufficiali che gestiscono i medesimi appalti – e conclude Simone nel suo verbale di deposizione –  voglio dire che Cpl affida o una consulenza (più o meno fittizia) ovvero individua un subappaltatore o un fornitore segnalato dal soggetto pubblico che poi gli fa aggiudicare l’appalto o che gestisce le pratiche amministrative, tanto è avvenuto, secondo un protocollo ben consolidato».