Antonio Cassano sente la mancanza del gioco del calcio. E viceversa. O forse no. Fatto sta l’ex giocatore del Parma non nasconde la propria inquietudine per questo ruolo da svincolato di lusso che proprio non gli si addice.

Stare a casa con la famiglia, o meglio, in vacanza alle Maldive, si può, ma fino ad un certo punto. Comincia a mancare l’aria del campo. Lo ha confessato lo stesso Fantantonio nel corso di un’intervista concessa al settimanale Chi, in edicola domani. Queste le sue parole in merito: Senza calcio sto male, mi manca tanto da morire. Mi manca lo spogliatoio, gli allenamenti, il “cazzeggio” con i colleghi dalla mattina alla sera. E poi non sento più l’adrenalina. Ma, evidentemente, doveva andare così.

Adesso mi godo la famiglia in santa pace: è il mio unico punto fermo. Carolina e io siamo sposati da cinque anni e questa è la prima vacanza che ci concediamo da soli, senza i nostri figli. La prima e l’ultima, però, perché ci mancano da morire. Ho detto no anche alla proposta del Bari per questioni familiari. Io vorrei ancora giocare, ma in futuro mi piacerebbe fare il direttore tecnico e gestire i rapporti tra società e squadra. Con me pochi sgarrerebbero, perché se uno sbaglia io lo riconosco subito. E’ difficile che nasca un altro Cassano. Ne ho combinate di cose positive, ma anche negative. E poi chissà… Magari faremo un altro figlio. Ma per quello deve essere d’accordo anche Carolina, è lei che comanda”.