3,7 milioni di italiani combattono con un nemico difficile da sconfiggere, l’asma, una malattia respiratoria che può essere combattuta attraverso un semplice e miglior uso dei farmaci già esistenti.
Lo studio sull’asma della UniFe
Questi non sono altro che i risultati di uno studio dell’Universita’ di Ferrara, in Emilia Romagna, che è stato finanziato dall’AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco, attraverso un bando sulla ricerca indipendente. Il progetto è stato condotto da ben 30 centri Universitari e Ospedalieri italiani sotto il vigile controllo dell’ateneo emiliano. Attraverso lo schema di trattamento proposto dalla ricerca i pazienti in cura per l’asma hanno potuto ottenere un vero e proprio approccio personalizzato, soprattuto senza rischio di riacutizzazioni della malattia e con un importante risparmio sul consumo di farmaci. Inoltre, sono stati garantiti la mancanza di effetti collaterali e costi sanitari che potessero pesare sul portafoglio dei pazienti curati per l’asma. Tutti questi ounti sono stati spiegati da Alberto Papi, il responsabile dello studio facente parte della Clinica pneumologia dell’universita’ di Ferrara.
I farmaci sull’asma erano già in uso
I farmaci utilizzati per lo studio effettuato dall’ateneo ferrarese sull’asma sono in pratica quelli gia’ in uso per combattere questa malattia respiratoria, la differenza sta nell’essere usati in maniera diversa e quindi attraverso una sperimentazione che possa garantire dei risultati che fino ad ora non si erano potuti vedere in ambito clinico. Non piu’ solo come mantenimento, dunque, ma solo al momento del bisogno per rimuovere i sintomi dell’asma. Lo studio portato avanti dall’Università di Ferrara ha visto partecipare pazienti con gravita’ d’asma maggiore, che richiedevano una terapia combinata e continua.
I risultati pubblicati su Lancet Respiratory Medicine
Nonostante la terapia combinata continuativa mantenga una superiorita’ statistica sui parametri di controllo dell’asma, la terapia al bisogno e’ sufficiente nella maggior parte dei soggetti con rischio minimo di peggioramento. I risultati di questo lavoro scientifico sono stati pubblicati su Lancet Respiratory Medicine, la rivista della famiglia Lancet dedicata alle malattie respiratorie.