In un paese in cui sale alla ribalta perfino Salvini, capofila della Lega, partito che urlava contro Roma-Ladrona e ha visto molti dei suoi dirigenti con le mani in pasta, in cui Berlusconi vent’anni fa scese in campo per liberare il suo impero dalle inchieste giudiziarie, in cui il premier non fa altro che urlare “rottamiamo”, ma è contornato di figure intrallazzate in ogni settore(e “il su babbo” è accusato di bancarotta fraudolenta) non pare affatto una notizia clamorosa la classifica stilata dall’ONG Trasparency International: la graduatoria vede l’Italia al 69° posto indica il livello di corruzione percepita nell’amministrazione pubblica.
Cupola a Roma
Non sorprendiamoci se a Roma oltre al Cupolone si scopre una “cupola”, in cui sono coinvolti e indagati politici da sinistra a destra, e anche ultra-destra: quelli che ce l’hanno coi “rom”(raggruppando ignorantemente tutti quelli che sono nati più a est dell’Italia) e con lo Stato che mangia, per intenderci. Beh, proprio Romania e Bulgaria, insieme a Brasile, Grecia, Senegal e Swaziland si trovano al nostro pari in questo triste classifica, con la differenza che la nostra posizione è stabile da anni, mentre quella dei nostri coinquilini in graduatoria sta migliorando.
Non basta urlare contro la corruzione
E’ inutile continuare a urlare che è l’Europa che ci strangola, se le vere mani che stringono collo – e le tasche – del Belpaese sono le stesse che ci chiedono voti. E’ inutile aizzare le platee televisive contro Bruxelles, Merkel, e compagnia bella se le cose nel nostro paese non funzionano perché i soldi se li mangia chi ci amministra. Siamo il fanalino di coda del G7, del vecchio continente e di tutto il mondo occidentalizzato. Chi ancora spocchiosamente pensa che essere italiano sia un attributo di cui andare fieri dovrebbe iniziare a ricredersi, perché questo paese sta marcendo e nessuno, o quasi, alza un dito per far nulla. Molto più facile alzare la voce per lamentarsi contro fantasmi evocati in TV.
Andrea Zampini