“Credo che potrebbe essere un buon segnale quello di penalizzare le federazioni in caso di scandali per commissariamento o eventuali casi di positività”. Con queste parole è intervenuto Damiano Tommasi, presidente dell’AIC, durante il convegno sponsorizzato dal CONI sul tema della lotta al doping. Una provocazione o un’idea ferma? Molto più probabile che l’ex giallorosso faccia sul serio, nonostante le rivoluzioni si sa, non sono mai piaciute “ai piani alti”, ma che ha trovato immediato consenso in Sandro Donati, appartenente all’ Agenzia Mondiale Antidoping (WADA).

Sensibilizzare contro il doping

Non solo consenso, ma anche lodi poiché secondo Donati, Tommasi sarebbe l’unico ad aver avuto il coraggio di proporre una sanzione per le federazioni in cui vengano riscontrati casi di positività agli stimolanti, così che siano ancor più sensibili al problema, che investe tutto il mondo dello sport, e non solamente il calcio. Anzi sono proprio le federazioni calcistiche ad essersi mosse per prime e sono all’avanguardia rispetto a tutti gli altri sport. Il dito viene puntato anche sulle due mele marce del cesto:i manager che consigliano “più sprint” i puledri delle proprie scuderie e i medici che si prestano a queste operazioni.

Posso dire due parole?

A mio avviso colpire le federazioni può essere una buona mossa, poiché questo produrrebbe certamente un aumento sia numerico che qualitativo dei controlli, ma senza fare alcuna retorica lo sport è sport se si gareggia alla pari, ed è giusto che vinca il più forte, il più veloce: il più bravo! Quindi potremmo tentare ogni sorta di provvedimento coercitivo a chi trasgredisce la prima regola sportiva, ma ci sarà sempre qualcuno che tenterà di eludere i controlli. Non sarebbe una vera rivoluzione far crescere i nostri figli con l’idea di rinnegare a priori il doping perché è sbagliato? La nostra federazione risparmierebbe qualche soldo e potrebbe, ad esempio, dare una sistemata a qualche fatiscente impianto italiano.

Andrea Zampini