Colloquio di oltre un’ora tra Napolitano e Renzi per fare il punto sull’iter parlamentare e sullo stato di forma del governo. Come al solito il premier usa toni rassicuranti, e tira diritto per la sua strada, ma non fila tutto liscio come vorrebbe farci credere.
Da qui alla fine dell’anno ci sarà un bel da fare, a partire dal voto sulla legge di stabilità: il governo tenterà di chiudere la questione, almeno a Montecitorio, entro domenica e per accelerare i tempi mettendo pressione ai dissidenti si opterà per porre la fiducia e far arrivare il testo a Palazzo Madama il prima possibile. Nel frattempo c’è un calendario già fissato e l’agenda diventa sempre meno flessibile per eventuali intoppi, poiché il periodo natalizio è alle porte e le forze Renziane vorrebbero chiudere la questione prima di questo termine.
Il Jobs Act e la proposta di legge sul rientro dei capitali dall’estero saranno esaminati in Senato il 2 dicembre, mentre il giorno successivo ci sarà il primo Question Time da quando è diventato premier. La settimana seguente toccherà alla “legge sul conflitto d’interessi”, tema spinoso perché potrebbe andare a creare frizioni con il miglior alleato del governo, e complicare la questione Italicum, nonostante l’ex sindaco di Firenze abbia dichiarato: “Con Berlusconi abbiamo un accordo per scrivere insieme le regole del gioco. Poi quando sarà, affronteremo Salvini. Non temo né Salvini nè Berlusconi”.
Nella terza settimana, quando alla Camera si discuteranno le riforme costituzionali già approvate da Palazzo Madama in estate, la scaletta dovrebbe essere più agevole poiché le opposizioni hanno ritirato gran parte degli emendamenti sottoposti al Senato, ma in tutto questo c’è ancora da nominare il giudice mancante della Corte Costituzionale, e da fissare in calendario alcuni ordini del giorno a dir poco caldi: dalla relazione della commissione Antimafia alle modifiche al codice di procedura penale in materia di misure cautelari personali.
Andrea Zampini