Le donne oggi si raccontano, non vogliono più nascondere nulla. Come Louise Veronica Ciccone, in arte Madonna, nata in Michigan da una famiglia di emigranti aquilani, 55 anni compiuti ad agosto. La star più quotata, in termine di vendite (trecento milioni di album in tutto il mondo), nel Guinness dei primati, dopo Aretha Franklin. Madonna ha raccontato ad Harper’s Bazaar tutto quello che di doloroso c’è stato nella sua vita di successi, inclusa l’onta di uno stupro. Per la verità lo aveva già fatto una volta, diciotto anni fa. Quando di anni ne aveva trentasette, ma le agenzie di tutto il mondo, evidentemente di memoria corta (cambi generazionali velocissimi nell’era del web?), non lo hanno ricordato. Allora rispondeva alle domande di una giornalista del New Musical Express, che la intervistava a proposito del libro «Sex» testo e immagini a luci rosse del quale lei stessa era autrice, che aveva suscitato scandalo perché la cantante/attrice appariva quasi sopraffatta da tre uomini in un contesto erotico. Immagine che faceva pensare a uno stupro di gruppo. Madonna aveva rigettato l’accusa, dicendo che quella foto rappresentava un gioco consensuale. Si trattava di fantasia. Anzi, aveva aggiunto, scatenando un enorme scalpore, che lei era stata purtroppo davvero stuprata, a diciannove anni, concludendo lapidaria: «Un’esperienza tremenda, che mai e poi mai userei per rendere seducente una fantasia erotica». Un episodio che forse si rimuove ma non si dimentica, visto che Madonna ha sentito il bisogno di tornare sull’argomento a distanza di tanti anni. «È stato orribile, ma quell’esperienza mi ha insegnato a essere una sopravvissuta. Con il passare del tempo ho capito che mi ha fatto diventare più forte e cosciente ». Così forte, da ribadirlo oggi in una sorta di revisione filosofica della sua vita. Racconta la «Material girl» che il suo arrivo a New York non era stato per niente morbido. Anzi, fu un impatto feroce e devastante. La Grande Mela le aveva sbattuto in faccia tutta la sua spietatezza, a lei che aveva solo diciannove anni: il primo anno era stata rapinata con una pistola puntata, il suo appartamento svaligiato tre volte, e poi quel coltello alla schiena, una mano sconosciuta che lo impugnava e la spingeva verso un luogo isolato, per infliggerle il massacro del corpo. Non ha mai saputo chi fosse. Poi va oltre, racconta i momenti duri nei quali faticava a racimolare i soldi per l’affitto. Ogni giorno una sfida, a stessa e al mondo, decisa a non arrendersi, posava nuda per i corsi d’arte, e allora la futura superstar si sentiva soltanto come un guscio vuoto, una «forma da catturare con il carboncino». Venne probabilmente anche da quei momenti il suo gusto per la provocazione, portare il crocefisso al collo e dichiarare al mondo che lo faceva perché «Gesù era sexy». Poi passa a raccontare dei mariti e dei figli: il matrimonio con il vulcanico Sean Penn (ci fu un’accusa di violenza, al momento della separazione, poi ritirata), la nascita di Lourdes Maria, figlia del personal trainer Carlos Lèon, e poi quella di Rocco, nato dal matrimonio con il regista scozzese Guy Ritchie. A seguire quella che Madonna ricorda come una delle più grandi provocazioni della sua vita: l’adozione (avventurosa è dir poco) in Malawi di David Banda, nel 2005, e poi quella di Mercy Jones nel 2009. Poco più di un anno fa l’annuncio di un amore saffico con la top model asiatica Jenny Shimizu, e poi più nulla di scandaloso, sino al consapevole e maturo amarcord. Ci viene un sospetto. Che quella conosciuta sino ad oggi non sia la vera Madonna? Che sotto lo scandalo batta il cuore premuroso di una mamma molto severa? Lo aveva dichiarato lei stessa, l’estate scorsa, che tiene i suoi figli sempre «sotto controllo», e di essere disperata perché Lourdes Maria (oggi diciassette anni) non le parla più da quando le ha regalato l’iPhone e Rocco (tredici) «guarda il sedere delle ragazze, terribile». Suvvia, signora Ciccone, si evolva: ma non lo sa che fanno così tutte le ragazze e molti adolescenti?