Tutto congelato, tranne l’Iva, che da martedì prossimo, come ammette il ministro Delrio, «aumenterà inevitabilmente » dal 21 al 22%.È questo il risultato della escalation delle ultime ore, con la tensione tra governo e Pdl salita alle stelle il vecchio gioco del cerino trasformato in una sanguinosa roulette russa. La giornata è iniziata con Enrico Letta a fare la spola tra Palazzo Chigi e il Quirinale per ottenere il via libera di Giorgio Napolitano al «chiarimento» parlamentare, ovvero un voto di fiducia prima della seduta della giunta sulla decadenza di Silvio Berlusconi per costringere il Pdl ad uscire allo scoperto ed assumersi la responsabilità della crisi di governo. Ed è con queste premesse «muscolari» che il premier si è presentato a Palazzo Chigi a tarda sera per un Cdm dove è andato in scena il duello finale. Il vertice di governo è stato preceduto da una riunione ristretta e tesissima tra lo stessa Letta, il vicepremier Angelino Alfano e il ministro dei Rapporti col parlamento Dario Franceschini. I tre sono entrati nella stanza scurissimi in volto. E le attese non sono state deluse. Chi era nei paraggi racconta di urla e furiosi litigi. Il premier avrebbe esordito annunciando che tutta l’attività dell’esecutivo resta in stand by: «Il Cdm non farà nulla fin quando non ci sarà un chiarimento definitivo. Non intendo vivacchiare, o si rilancia l’azione del governo o l’esperienza si chiude ». In settimana ci sarà un discorso programmatico alle Camere, Letta chiederà la fiducia. Tono di voce altissimo anche per il segretario del Pdl, che avrebbe accusato il Pd e Letta di voler scaricare sul centrodestra la responsabilità della crisi («Siete la solita sinistra») e ha chiesto come condizione irrinunciabile per andare avanti «una riforma costituzionale della giustizia che preveda anche la responsabilità civile dei magistrati». Non ci saranno, ha aggiunto Alfano, «chiarimenti per tirare a campare ». Dura la replica di Franceschini, secondo cui «parlare di giustizia per il Pdl significa parlare dei problemi giudiziari del Cavaliere ». Posizione condivisa anche da Letta che dopo aver ribadito ai ministri del Pdl «l’umiliazione» provocata all’Italia dalla decisione delle dimissioni in massa, avrebbe detto chiaro e tondo ad Alfano che «il Pdl si deve rassegnare sulla questione giustizia». Inutile a quel punto il tentativo di mediazione del ministro Quagliariello. Anche nel colloquio con il capo dello Stato Letta avrebbe ribadito la necessità di tenere distinte le questioni del governo dalla vicenda giudiziaria che coinvolge Berlusconi. Ma Alfano al quel punto ha spostato il tiro anche sui temi economici: «Non ci possono essere ipocrisie, non potremmo restare al governo se si aumentassero le tasse e non si tagliassero le spese». E le tasse, per ora, aumenteranno di sicuro. La paralisi dell’azione di governo chiesta da Letta provocherà infatti l’aumento dell’Iva previsto per martedì prossimo. Rincaro che potrebbe essere evitato solo da un improbabile Cdm straordinario oggi per varare un decreto che possa andare in Gazzetta ufficiale lunedì. Anche se il decreto fosse stato approvato ieri sera, comunque, le tasse sarebbero aumentate lo stesso. Almeno stando alla bozza che era sul tavolo del Cdm. Per congelare l’aumento dell’Iva fino a gennaio, infatti, il governo non è riuscito a trovare copertura migliore dell’ennesima stangata sulla benzina. Un paradosso, se si considera che la preoccupazione principale relativa all’incremento dell’Iva riguardava proprio il prezzo dei carburanti, che attraverso i maggiori costi del trasporto su gomma (circa l’80% della merce in Italia viaggia su strada) si sarebbe abbattuto a cascata su tutta la filiera agricola e industriale provocando rincari su tutti i prodotti al dettaglio.