Il presidente Letta ha giocato anche la carta americana. Le indiscrezioni che sono rimbalzate ieri da una sponda all’altra dell’Atlantico riportavano in prima pagina la At&t come possibile partner di Telecom. Una maniera per sbarrare la strada a Telefonica che però, a tarda sera, ha firmato l’accordo per prendere la maggioranza assoluta di Telco, la holding che controlla il 23% del gruppo di tlc. Sul terreno si fronteggiavano due visioni strategiche e, soprattutto, due potentissime lobby. Dauna parte At%t e dall’altra gli spagnoli. Il primo operatore dell’America del Nord, nato dallo spezzatino Bell, contro il primo operatore dell’America Latina basato a Madrid. Un duello che ormai sta diventando una sorta di tormentone per i telefoni italiani. Già nel 2007 Att aveva tentato lo sbarco in Italia assieme a Carlos Slim, patron di America Moviles. Fu bloccata sul filo di lana proprio dall’intervento di Telefonica. Insieme a Mediobanca, Banca Intesa e Assicurazioni Generali diede vita a Telco che rilevò il 23% messo in vendita da Pirelli. Il governo, a quei tempi guidato da Romano Prodi diede la benedizione. Sei anni dopo la situazione è totalmente ribaltata. Telefonica prende il controllo del gruppo guidato da Franco Bernabè lasciando invece Palazzo Chigi (ancora frequentato da un ex Dc) a bocca asciutta sull’opzione Att. Che il governo non fosse affatto neutrale in questa lo conferma un altro episodio, non meno significativo. Il commissario dell’Agcom, Antonio Preto ha annunciato che, in presenza di gravi ritardi, l’Autorithy potrebbe procedere allo scorporo forzoso della rete. «Se Telecom Italia non lo propone come iniziativa volontaria forse dovremmo avviare i dovuti approfondimenti per imporlo come rimedio a garanzia della parità di accesso» ha dichiarato il commissario. Immediata la reazione appuntita di Franco Bernabè, presidente di Telecom: «Servono motivi di una gravita eccezionale che non sussistono assolutamente nè in Italia nè in Europa». Secondo Bernabè le parole di Preto esprimono solo una posizione personale. «Non possono rispecchiare l’orientamento nè a livello europeo della commissaria Kroes nè dell’Agcom». A confermarlo Antonio Catricalà, vice ministro dell’Economia che esclude qualunque intervento coercitivo. Uno scambio di battute che si inserisce in un’atmosfera ormai diventata pesante. Ieri pomeriggio in Mediobanca c’è stata una raffica di incontri. Si sono fatti vedere il presidente di Generali, Galateri e il direttore generale di Banca Intesa, Gaetano Miccichè. E poi Marco Fossati, membro del consiglio d’amministrazione del gruppo e principale azionista fuiori da Telco. Infine Francesco Gaetano Caltagirone. In tarda serata è arrivata la firma dell’accordo con Telefonica. Gli spagnoli saliranno subito dal 46 al 65% di Telco, rilevando una parte delle azioni degli altri partners in mano a Telco. L’operazione prevede l’opzione per gli spagnoli a salire a breve termine al 70%. Il prezzo pattuito, secondo quanto si apprende, sarà di 1 euro per azione. Il patto che lega gli attuali soci verrà mantenuto fino a marzo. Si tratta dell’inter – vallo di sei mesi già previsto dal contratto che regola lo scioglimento della holding. Nel frattempo verranno messe a posto un po’ di cose, a cominciare dai rapporti con le autorità antitrust di Brasile Argentina dove Telefonica e Tim controllano i principali operatori locali. Una ipotesi che deve fare i conti con gli orientamenti del consiglio d’amministrazione di Telecom che vuole un aumento di capitale.Due o tre miliardi per dare un po’ di respiro all’indebitamento (28 miliardi) e soprattutto evitare il declassamento da parte delle agenzie di rating. Tuttavia è abbastanza chiaro che, in queste condizioni l’aumento di capitale diventa improponibile. Telefonica perchè impegnata nell’acquisizione delle azioni dei soci. Gli altri perchè non hanno più voglia di mettere risorse in questa partita. Sullo sfondo il destino della rete che appare comunque essenziale per ogni passo successivo. Il ministro Lupi ha confermato l’intervento della Cdp che prenderà una quota. L’ampiezza della partecipazione sarà oggetto di analisi. Alla fine Telefonica avrà il possesso solo del servizio. Sempre ammettendo che non entri in campo qualche altro soggetto. Per il momento, comunque, Telefonica si aggiudica la prima tappa rilevando la maggioranza di Telco. Sono sei anni che aspetta. Pianterà un paletto importante. Se altri vorranno farsi avanti dovranno investire un bel po’ di soldi.