Non è donna, non è bionda o mora, non ha uno stacco di coscia vertiginoso, né un seno burroso. Eppure Silvio Berlusconi, qualora dovesse finire ai domiciliari, non avrà che l’imbarazzo della scelta. Per il Cav piovono inviti da ogni dove, nemmeno fosse la Monica Bellucci degli esordi. Se lo litigano più della sora Camilla, «venga da noi a trascorrere i domiciliari», «sarebbe il benvenuto», «lo accogliamo a braccia aperte». Sarà stato il requiem “suonato” dall’ex maggiordomo, Alfredo Pezzetti che, in un’intervista al quotidiano Il Fatto, ha dipinto un’immagine del Cavaliere più vicina al torpore della senilità che alle notti del bunga bunga. Fatto sta che ora Silvio lo vorrebbe persino Don Antonio Mazzi. Il fondatore della Comunità Exodus, che ha già tutto in mente, lo racconta in un’intervista senza freni ai microfoni di Piero Chiambretti su Radio 2. Silvio, spiega il sacerdote, «non deve scegliere come pena gli arresti domiciliari, venga nella mia comunità piuttosto. Almeno nell’ultima parte della sua vita può finalmente smontare il suo idolo e trovare il modo di fare cose utili». Certo che per trovare posto da don Mazzi qualche sacrificio lo deve pur fare: il Cav dovrà mollare la fidanzata, Francesca Pascale, con buona pace di Dudù, il barboncino della coppia. E sì perché, dice don Antonio, «si vede bene che quello di Berlusconi con la Pascale è tutto tranne che amore. Lui adesso deve dire basta. Deve liberarsi di tutte quelle donnacce che ha avuto intorno finora. Deve smettere di fare il personaggio idolatrato e così anche noi smetteremo di maledirlo». E Donna Francesca da Fuorigrotta che fine farà? Don Mazzi è lapidario: «Vada a lavorare a Napoli, in pizzeria». Silvio si riprenderà, come Lele Mora e Fabrizio Corona, «che da me stanno passando e lavorando quando escono dal carcere. Ora grazie a loro i pomodori dell’orto della comunità sono più buoni». Poi, certo, per lui ci sarà l’aldilà: «Un paradiso, ma un paradiso dove Silvio Berlusconi deve cucinare per i magistrati»,ma il paradiso può attendere. Il pericolo è a questo punto è che ’a pummarola di Don Mazzi possa restare indigesta al Cav e, soprattutto, alla Pascale. Niente paura, restano tutti gli altri inviti ricevuti in questi mesi. L’amico Marco Pannella gli ha offerto di svolgere servizi sociali presso la l’associazione, fondata da Emma Bonino nel ’93, “Non c’è pace senza giustizia”. E Silvio, che negli ultimi tempi ha riallacciato i rapporti con Pannella per la raccolta firme per la campagna referendaria sulla giustizia, potrebbe dire di “ sì”. Berlusconi, così, sconterebbe il suo anno di servizi sociali in un’organizzazione che si batte per i diritti umani nel mondo. Se vorrà, il presidente, potrà accettare l’offerta dell’ex leader di Democrazia proletaria, Mario Capanna. Il sessantottino, forse in cerca di pubblicità, gli ha proposto («mi muove la pietas») di svolgere i servizi sociali presso la sua fondazione, che si occupa di ricerca di scientifica. È nella periferia orientale di Napoli che Giovanni Savino, titolare della cooperativa sociale “Il tappeto di Iqbal”, aspetta Berlusconi. Savino ha spedito al tribunale di sorveglianza di Milano una richiesta in carta da bollo, con cui s’è detto pronto ad accogliere il leader del Pdl. Poi c’è la proposta di Renato Roberto Miatello, sindaco di San Giorgio in Bosco (PD), che ne reclama, a nome della cittadina, la presenza, «è un grande statista, sa risolvere i problemi dei cittadini». Infine rimane l’ipotesi dell’isola come i deportati politici di un tempo. Lampedusa è pronta ad accoglierlo, «Silvio trascorri qui i domiciliari », hanno detto da un comitato cittadino. R.s.v.p. (Répondez, s’il vous plaît).