La televisione, impietosa, ha inquadrato Vettel nell’unico momento in cui si è sentito fragile, quando dopo aver segnato uno strepitoso 1’42”905, è sceso dalla macchina convinto (come tutti per la verità) che la pole fosse ormai in cassaforte e che quel mezzo secondo rifilato a Rosberg, primo degli altri, fosse ormai incolmabile. Così si è tolto guanti e casco, è sceso dalla Red Bull e si è piazzato davanti al monitor. Invece, man mano che la Mercedes del connazionale avanzava verso il traguardo e quel confortante margine si assottigliava, il campione del mondo ha cominciato a sentirsi un po’ nervoso ed è stato catturato mentre si mangiava le unghie come uno studente prima di un esame. Sebastian si è rilassato solo quando ha visto Nico più lento di soli 91 millesimi: a quel punto ha stretto il pugno in segno di esultanza. «La decisione è stata presa insieme al team, nel senso che il mio ingegnere di pista (Guillaume Racquelin; n.d.r.) — è la spiegazione fornita dal pilota — mi ha chiesto se mi andava bene restare nel box. Mi ha pure domandato quanto avrei potuto migliorare se fossi uscito di nuovo; io ho risposto “1 o 2 decimi” ». Nico Non immaginava forse che la pista sarebbe migliorata molto. A restarne sorpreso è stato pure Nico Rosberg: «Francamente non so dire come sia venuto fuori quel giro, forse la temperatura dell’asfalto è calata. Certo, sarebbe stato bello partire davanti a tutti, anche se Vettel si è dimostrato sinora di un altro pianeta. Nel finale ha anche salvaguardato un treno di gomme supersoffici ». Rimpianto Ma Sebastian quel giochino a posteriori se lo sarebbe forse risparmiato: «Non è bello essere lì davanti al monitor e vedere gli altri migliorare mentre tu non puoi reagire, avrei preferito alla fine essere in pista con loro. Meno male che ho guidato alla grande nell’ultima parte del tracciato e sono riuscito a tenere la pole. Ma non è stata una bella sensazione vedere sul monitor Rosberg, Grosjean e Webber segnare dei settori violetti (simbolo del miglior tempo assoluto; n.d.r.) ed essere lì senza poter far nulla!». Prudenza Scampato il pericolo, ora il tedesco può ripetere i successi di Spa e Monza, ma è stato lui stesso dopo le qualifiche a mettere le mani avanti: «Aver vinto le ultime due gare non è una garanzia sufficiente. Di certo la macchina è stata fantastica sin dalla prima sessione. Abbiamo velocità e passo, l’obiettivo è vincere, ma ci attende la corsa più lunga dell’anno, una gara che noi piloti amiamo e odiamo al tempo stesso, dove tutto può accadere. Ci sono le condizioni per fare molto bene o anche molto… male: l’asfalto ondulato, il caldo, le condizioni impegnative per la macchina e il pilota, la safety car che prima o poi entra…». Rivale Per questa ragione non se l’è sentita di dare per spacciato Alonso, relegato in quarta fila: «La Ferrari ha sofferto in qualifica anche a Spa e Monza e poi Fernando è salito sul podio. Sono sicuro che farà di tutto per ripetersi pure in questa occasione. Comunque io non penso al titolo, guardo una gara alla volta. Poi è chiaro che non bisogna essere dei geni per capire che se vinco, allungo ovviamente anche in campionato».