A questo punto la gara possono perderla solo loro: Sebastian Vettel e la Red Bull. Perché il distacco risicato con il quale il tedesco ha preceduto al termine delle qualifiche Nico Rosberg, 91 millesimi, non fotografa per niente la realtà di questo fine settimana di Singapore, unico appuntamento del Mondiale che si corre interamente sotto la luce artificiale di 1500 fari. Sinora il pilota tedesco ha letteralmente dominato, in maniera ancora più impressionante di quanto avesse fatto due settimane fa a Monza e la dimostrazione di questa supremazia si è avuta nel finale delle qualifiche, quando dopo aver tramortito gli avversari con uno stratosferico 1’42”841, d’accordo con Guillaume Racquelin, il suo ingegnere di pista, ha rinunciato a limare la propria prestazione, preferendo rimanere ai box ad assistere da spettatore agli ultimi minuti di qualifica. Brivido Quasi una provocazione che ha rischiato, sotto l’attacco finale di Rosberg, tra l’altro di pagare caro. E’ stato l’unico momento, da quando è sceso in pista venerdì, in cui Vettel ha vissuto attimi di tensione (è stato ripreso mentre si rosicchiava le unghie!) ma è svanito nelle celebrazioni della quinta pole dell’anno, la 41a della carriera, probabile antipasto della terza vittoria consecutiva che gli consegnerebbe virtualmente il quarto titolo di fila. Pista Sono le caratteristiche di questo tracciato ad esaltare la forza della Red Bull, che è fondata su un corretto carico aerodinamico e una buona trazione. Proprio ciò che difetta di più alla Ferrari. Il risultato finale con Felipe Massa che, dopo aver rischiato per colpa del traffico di uscire già in Q1, finisce sesto davanti a Fernando Alonso proprio in extremis non è disastroso. Ma il distacco sì: lo spagnolo, che avrà comunque la possibilità di partire dalla parte pulita del tracciato, ha pagato 1”1 dal rivale Vettel. Molto di più di quanto avesse rimediato in Ungheria, l’ultimo tracciato con caratteristiche simili. Come temeva alla vigilia, Alonso si ritroverà stasera alle 20 (le 14 in Italia) a partire dietro le due Mercedes (Hamilton non completamente a suo agio ha chiuso in quinta posizione), le due Red Bull (quarto un deluso Webber che era stato il più rapido con legommemedie nella Q1) e la Lotus di Grosjean, che nel giro finale è risalito da quinto a terzo (come a Budapest). Un piazzamento lusinghiero per il francese destinato nei piani Lotus a diventare il nuovo pilota di riferimento al posto di Raikkonen, finito sotto i riflettori per il mal di schiena. Allarme Kimi, sofferente dopo essere saltato malamente su un cordolo venerdì, è stato in grado di girare grazie all’intervento del fisioterapista cinese della Red Bull, Paul Cheung, che con un massaggio ha disinfiammato la zona lombare. Ma non essendo al 100%, il finlandese ha chiuso 13°, lasciando parecchi dubbi sulla possibilità di concludere la gara più lunga dell’anno (qui si sfiorano le 2 ore). Una situazione che almeno al momento non preoccupa la Ferrari anche se il neo compagno di squadra di Alonso il mal di schiena se lo porta appresso da un paio di gare. Semmai a Maranello in questo momento tirano un sospiro di sollievo per aver constatato come Massa sia ancora sul pezzo. Ora si tratterà di capire sino a che punto in gara sarà disposto ad aiutare Alonso e quanto penserà al proprio, incerto futuro. Di certo lo spagnolo, che ha mantenuto l’ala nuova anteriore e il fondo nuovi («qualche miglioramento lo hanno dato anche se modesto») è atteso dall’ennesima rimonta. Da perfetto uomo squadra, ieri sera, ha difeso il lavoro (chiaramente deficitario) sullo sviluppo della monoposto e ha insistito nel ricordare come un anno fa qui partì nella pancia del gruppo (5°) e finì sul podio. Anche se fosse in grado di ripetersi, per poter davvero continuare a sperare nel Mondiale bisognerà incrociare le dita e sperare che: a) la Safety Car possa mandare all’aria le strategie del rivale; b) che la Red Bull abbia un guaio (come a Silverstone); c) che Vettel compia un errore in una gara lunga e faticosa e su un tracciato che non perdona, perché al minimo errore si finisce a muro. Altrimenti sarà meglio pensare al 2014. Gli altri Nella notte di Singapore intanto c’è gloria anche per Daniel Ricciardo, che piazzando la Toro Rosso all’8° posto, ha dato un’altra prova di essere adatto a sostituire Webber e per Esteban Gutierrez, il messicano tanto criticato della Sauber che per la prima volta è entrato nei 10, beffando Hulkenberg che aveva però l’ala mobile guasta.