Oltre quattro ore di vertice per definire la linea più dura ed efficace possibile in difesa dell’«agibilità politica» di Silvio Berlusconi. Ieri ad Arcore si è riunito lo stato maggiore del Pdl, tutti nella residenza del loro leader per mettere a punto le strategie in vista della riunione del 9 settembre della Giunta del Senato, chiamata a decidere sulla decadenza del Cavaliere, e stabilire una linea unica in grado di sanare il conflitto, emerso anche stavolta, tra «falchi» e «colombe». Oltre ai ministri del Pd e ai figli del Cavaliere, erano infatti presenti diversi parlamentari del centrodestra, guidati dai capigruppo di Camera e Senato, Brunetta e Schifani. Alfano per tutti L’unico a fare il punto su quanto emerso nell’incontro è Angelino Alfano, segretario del partito e vicepremier. E le sue parole non lasciano molte speranze a chi crede che le larghe intese possano resistere sempre e comunque in nome del bene comune: «La decadenza di Silvio Berlusconi dalla carica di senatore è impensabile e costituzionalmente inaccettabile. Il Pdl è come sempre unito, compatto e deciso, a fianco del suo presidente. Tutti insieme rivolgeremo alle massime istituzioni della Repubblica, al primo ministro Letta e ai partiti che compongono la maggioranza, parole chiare sulla questione democratica che deve essere affrontata per garantire il diritto alla piena rappresentanza politica e istituzionale dei milioni di elettori che hanno scelto Silvio Berlusconi». Quindi tira in ballo l’Imu, questione con cui il centrodestra potrebbe facilmente mettere in difficoltà Letta: «È necessario il rispetto degli impegni programmatici assunti dal governo, a partire dall’abolizione dell’Imu su prima casa e strutture agricole. Non c’è più tempo per rinvii». Il premier però continua a ripetere che «non esistono baratti né piani B», mentre Grillo insiste: «Nessuno pensi a nuovi compromessi storici. Nessuno creda di salvare se stesso. Qui si governa o si muore. Tutti insieme ». Dopo le parole di Alfano, il Pd — che già aveva detto un secco no all’ipotesi amnistia— non sembra disposto a fare neanche mezzo passo indietro: «Il Pdl è in evidente difficoltà, ma sul governo non ci possono essere ricatti. In uno stato di diritto le leggi si rispettano e le sentenze si applicano, su questo siamo irremovibili», dichiara Andrea Martella, vicepresidente del gruppo Pd alla Camera. E Monti fa sapere che «le opinioni espresse da parlamentari di Scelta Civica su Berlusconi sono personali: sarò io a decidere cosa farà il partito».