Mario Balotelli è un calciatore, mica un arrotino, e anche piuttosto forte. Solo che da qualche tempo a questa parte di lui si parla per questioni legate al razzismo, al costume, al «viva Mario c’hai ragione te» o all’«abbasso Mario sei un maledetto montato senza neanche troppo talento». Oggi, per esempio, si parte con Verona-Milan. E Mario sarà in campo, ci mancherebbe. Lo aspetta una città intera, spesso tacciata di essere «comunità razzista che ha paura dell’uomo nero ». E invece Romei e Giuliette semplicemente vorrebbero godersi il ritorno in serie A che manca da ben undici anni. Non possono per questioni molto più complicate di palloni & tacchetti. Siamo entrati nell’anno della tolleranza zero per quel che riguarda i buu e le offese ai giocatori di colore. Se ne sono accorti settimana scorsa a Roma: una minoranza di tifosi della Lazio attacca gli juventini Pogba e Asamoah e il giudice sportivo decide di chiudere la curva biancoceleste per un turno. Un segnale chiaro: quest’anno non si scherza. In settimana Marione dice la sua su offese e questioni varie proprio su «Sports Illustrated»: «Il razzismo non si può cancellare. È come le sigarette: non puoi smettere di fumare se non lo vuoi. E non si può fermare il razzismo se la gente non lo vuole. Ma io farò qualsiasi cosa per aiutare a fermare questa piaga ». E poi, a proposito dei tifosi veronesi: «Spero che non dicano nulla. In caso contrario proverò a segnare con tutta la mia forza e dopo averlo fatto dirò qualcosa io». La replica, immediata, arriva per voce di Flavio Tosi, sindaco dei veneti, mica uno qualsiasi: «Balotelli provochi meno, è bravo a rendersi antipatico. Se qualcuno dovesse fare il cretino con lui sarebbe in minoranza. Ma non tutti i giocatori di colore suscitano l’ira dei tifosi». Come dire: siamo tutti contrari ai beceri insulti, ma se uno se le cerca… Ieri Marione butta il carico da novanta su Twitter proprio mentre il suo allenatore lo ammonisce in conferenza stampa: «Deve migliorare dal punto di vista… non tecnico». E lui cinguetta: «Veronesi… Vi presento un bresciano!!». Apriti cielo, il veronese si sente attaccato e – twitta che ti ritwitta – fa capire che bianco o nero che sia, Balotelli oggi non sarà certo accolto con applausi e osanna. «L’ho fatto perché sono bresciano e per i miei amici bresciani, ci tengono alla rivalità calcistica con il Verona», si giustifica l’attaccan – te, ma il danno è fatto. Il resto lo scopriremo oggi alle 18. Al Bentegodi arriva il talento pallonaro più sopraffino di cui dispone il calcio nostrano e almeno all’inizio l’attenzione sarà rivolta più agli spalti che al campo. Balotelli a modo suo ha lanciato il guanto di sfida, nel Paese delle fiabe i tifosi non raccoglierebbero la provocazione, ma qui di Principi Azzurri non se ne vedono. Il rischio che le cose vadano male, che i buu risuonino nell’aria, è concreto e ci sarà non solo oggi, ma tutte le volte che Mario alzerà i toni oltre il dovuto. Tosi ieri ha provato a stemperare la tensione: «Balotelli potrebbe diventare davvero un protagonista della lotta contro il razzismo se, in collaborazione con il Ministero dell’Integrazione, facesse un’operazione di comunicazione contro le varie forme di razzismo presenti nel Paese, dal caporalato allo sfruttamento dell’immigra – zione». E noi che pensavamo si trattasse solo di calcio…