lando-buzzancaAnni fa gli domandarono se pensasse alla morte e lui ammise: «Non credo in Dio, quindi mi incuriosisce sapere che cosa c’è. E penso che non ci sia un bel niente». Ha rischiato di scoprirlo, Lando Buzzanca, 77 anni, l’ex homo eroticus del cinema italiano rilanciato dalla tv, ricoverato ieri mattina a Roma con le vene dei polsi tagliate. Avrebbe lasciato anche un biglietto, dietro il gesto ci sarebbe il rifiuto di un copione, ma i famigliari smentiscono. «Nessun tentato suicidio, non è il tipo. Si è trattato solo di un forte colpo di calore aggravato dal notevole stress, dovuto al fatto che, alla sua età, gira a Roma, con temperature africane, la seconda serie della fiction Il restauratore. Ma sta meglio », spiega il fratello Salvo. Vitalità Certo fa effetto associare la volontà di morire a un comico simbolo della vitalità, prima avventura a 12 anni con donna di vita di 50 («Ancora me la ricordo, fantastica»), primociak in Ben Hur (1959, faceva lo schiavo). Poi i ruoli di Rosario in Divorzio all’italiana e di Antonio in Sedotta e abbandonata lo consacrano e imprigionano nella parte del donnaiolo, da Il merlo maschio a Il vichingo venuto dal sud, fino alle parodie de L’arbitro. In anni più recenti, il teatro e le fiction, il poliziotto padre di un gay in Mio figlio e il veggente de Il restauratore. Ma, fuori dal set, nel 2010, la scomparsa della moglie Lucia lo segna profondamente. «Mio padre potrebbe suicidarsi solo perché sente la sua mancanza», scrive il figlio Massimiliano, «ma tranquilli, il vecchio leone è ancora in circolazione ». Magari «contrariato » per un cambio di copione a pochi giorni dal ciak. Basta per tentare di andarsene? Nel 2009 Buzzanca prometteva di godersi la pensione dal 2011. «Così sarò libero di morire». Eppure, era ancora sul set.