«L’ideatore di questo meccanismo di frode fiscale». Così, in un afoso pomeriggio romano, il procuratore generale della Cassazione Antonio Mura ha definito Silvio Berlusconi, chiedendo di confermare la condanna a quattro anni di carcere nel processo Mediaset, tre dei quali coperti da indulto, pur riducendo l’interdizione dai pubblici uffici da 5 a 3 anni. Intanto i bookmaker avevano già deciso: per Paddy Power il proscioglimento dell’ex premier dalle accuse è quotato a 11. Ma solo oggi, al più tardi domani, dopo le arringhe difensive, verrà pronunciata la parola definitiva su un processo decisivo per il futuro, non solo politico, dell’expremier, con conseguenze imprevedibili sul governo. I difensori di Berlusconi hanno rinunciato alla richiesta di rinvio a dopo il 15 settembre (con altri giudici) e ormai è questione di ore. Tasse La vicenda riguarda la compravendita dei diritti tv e risale al 2003. Per l’accusa, l’ex premier avrebbe intascato fondi neri pari a 280 milioni di euro, senza pagare le tasse e commettendo frode nei confronti degli azionisti. Sarebbero stati nascosti al fisco 7,3 milioni tra 2002 e 2003: inoltre il Cav, entrato in politica, avrebbe continuato a occuparsi di alcune società tramite prestanome. Nella requisitoria, Mura ha evidenziato «una continuità del sistema» nel meccanismo di fatturazioni fittizie, architettato per «gonfiare i costi per benefici fiscali e produrre pagamenti per la costituzione all’estero di ingenti capitali». E, pur chiarendo di voler tener fuori dall’aula «aspettative e passioni espressione della democrazia », ha difeso i giudici di Milano («garantito il giusto processo») e definito quelle sul legittimo impedimento a partecipare ad alcune udienze (dagli impegni elettorali all’uveite) «censure tecnicamente infondate». La difesa di Berlusconi, nelle parole di Franco Coppi, apprezza la riduzione dell’interdizione «errore palese dei giudici di Milano. Per il resto», dice Coppi, «rimango ammirato dallo sforzo del pg di difendere una sentenza indifendibile. Il reato non c’è, sono scaramantico e ottimista». Berlusconi ha trascorso la giornata a Roma, più pessimista dopo le parole di Mura. Per lui ci sono tre ipotesi: conferma della condanna, assoluzione, rinvio a un nuovo appello. Nel primo caso non andrebbe in cella, per ragioni di età, ma ai domiciliari (l’interdizione deve passare al vaglio del Parlamento). «Non lascerà mai l’Italia», conferma l’amico Dell’Utri. E del governo, che ne sarà? Il Pdl è in trincea, il premier Letta giura che tutto reggerà, ma un suo fedelissimo conferma: «Parte del Pd non vede l’ora di dare la spallata al governo sfruttando la condanna del Cav».