Siamo in capo alla classifica. Anche lì, non ci sono dubbi. Intendiamo quella deibimbi maleducati in albergo. Era già uscito uno studio con precise pretese scientifiche nel 2011. Terribile. I vincitori in negativo erano risultati i figli deimilanesi e dei romani. I più educati? Gli umbri. Dopo gli italiani venivano soltanto i bambini spagnoli e quelli russi, quelli sì senza rivali nell’af – frontare le hall dei più famosi alberghi del mondo urlando a squarciagola al seguito di donne munite di almenootto borse griffate di ordinanza. Ci deve essere qualcosa di antropologico in questo nostro primato, che deriva dalla (dis)educazione e non ci fa dormire. Letteralmente. Diciamo che in albergo i bambini italiani danno e offrono il meglio di sè, a dimostrazione degli input che ricevonoin famiglia. La struttura alberghiera – con quellaforma di libertà senzafreni inibitori che in qualche modo sembra scatenare – funziona come una specie di volanomeccanico capace di esasperare certi comportamenti devianti. La fenomenologia delbambino italiano inhotel è ricchissima ma si attesta su due tipi psicologici ben precisi e ricorrenti nel tempo. C’è quello di circa tre o quattro anni che tiene in ostaggio i genitori. È il classico bambino con una chioma rigogliosa, ricciola, e ricorda da vicino il nipote di Lino Banfi ne Il bar dello sport, quello che finisce legato e imbavagliato a un termosifone per intenderci. Il padre, di solito, cerca di ribellarsi timidamente al prepotere dell’emulo dei Nomadi. Gli prende il giocattolo quando si cena, ad esempio, e gli impone dimangiare i fagiolini. Il risultato è una sirena da coprifuoco, che scatta a diverse riprese. A quel punto ti aspetteresti un intervento di forza sulla piccola ugola devastatrice. Invece il padre italiano tipico mostra un atteggiamento di inspiegabile letargia e latitanza colpevole. Il bello delbambino nazionale, infatti, il suo optional più prezioso, il suo atout più rifulgente, resta il genitore. Che non dice un cazzo, quando il pargolocomincia ad ululare. Ti aspetteresti – tu che hai pagato per cenare in serenità – che il padre, con garbo e fermezza, lo prendesse e lo portasse fuori dalla sala, almeno. Invece no. Il papà italiano, in quel preciso momento, subisce una strana metamorfosi antropologica. Diventa immobile, come una pietra al sole. Il suo sguardo di vetro traslucido. La madre italiana interviene in quel preciso istante. Ossia quando sopraggiunge sulle loro teste silvane la tempesta perfetta, fatta di ululati del figlio fitti come gocce di un monsone tropicale. Trafigge prima di tutto con uno sguardo laser il marito e poi rincuora il piccolo Pavarotti. La coppia italiana «in negativo » non adotta provvedimenti. Perchè lui è piccolo. Ergo, corro nella hall, tiro i petardi alle anatre del laghetto, schiaccio il pulsante dell’ascensore fino a far rasentare l’infarto agli occupanti, faccio una gara di scorregge davanti al bancone ligneo della reception, va bene così. E ci siamo dimenticati le corse a perdifiato nei corridoi, come in una nota canzone alla Baglioni ? L’altro tipo di bambino e di coppia – grazie aDio esiste – è invece quella dei peripatetici. Sonomoglie emarito, di solito attorno ai quarant’anni. Felici di avere avuto un bambino, anche se mostrano sul volto i segni evidenti dell’ansia da neonato e i suoi infiniti misteri. Loro è appunto il destino da maratoneti. Quando vanno in ferie, mangiano a spizzichi e a turno, rigorosamente. Li puoi riconoscere dalle gambe muscolosee dal fattoche sono quasi sempre sfibrati. Appena il pargolo comincia a emettere un suono più altodel solito, diciamo un acuto flebile, lo traducono fuori dalla sala. Manu militari. Girano per delle ore,mentre le pietanze si freddano, o vengono tenute da una mano amorevole in caldo. Sono le coppie più benvolute dagli albergatori. Perchépoi, secipensi su unattimo, che colpa ne hanno i bambini ? Le colpe sono semmai dei primi genitori, quelli che sembrano mummie inerti. Sono loro che dovrebbero comparire nelle classifiche internazionali, mica i nostri figli, ai quali bisogna dedicarsi senza strafare. Ci sonocasi estremi incui certi alberghi, soprattutto quelli cosiddetti di charme, hanno avviato per difendersi dai piccoli vandali una politica ben precisa. Non ospitano bambini al di sotto dei quindici anni. È il caso più eclatantediun celebre albergodiCapri che era finito sul giornale per questo motivo. Non c’è dascandalizzarsi ogridare alla discriminazione come va di moda oggi.Basta un po’ più di educazione e di rispetto per chi ti sta vicino. Il vero nemico non è il bambinoma chi lo educa. E i fagiolini, a volte, non dovrebbe mangiarli il figlio, ma il padre quando sembra diventare come la Cosa, al secolo Ben Grimm, quello dei Fantastici 4.