Sarà pur vero che senza un conto corrente non si può vivere, ma probabilmente averne uno di deposito aiuta a farlo meglio. O almeno, ha aiutato gli italiani a trovare un approdo sicuro per la liquidità in questi lunghi di anni di tempesta dei mercati. Con le Borse in rosso, il mattone tartassato e i titoli di Stato diventati improvvisamente a rischio, trovare un prodotto sicuro (da ricordare che esiste la copertura fino a 100 mila euro grazie al fondo di garanzia) che ti rendesse in media (fino a pochi mesi fa) interessi netti anche superiori al 3% non era cosa da tutti. E infatti i clienti sono cresciuti: nel 2010 i conti di deposito valevano il 5% della raccolta bancaria, nel 2011 il 7% e nel 2012 il 12% (fonte Bankitalia). Poi i tassi, in corrispondenza della riduzione degli spread Btp-Bund, sono calati, fino ad arrivare, secondo le ultime rilevazioni di Plus24del Sole 24 Ore, a un rendimento netto medio, sulla durata di sei mesi (parliamo del vincolo), dell’1,93%. Con una perdita dello 0,5% rispetto al 2,4% di gennaio. E del 2,18% sull’annuale, che significa meno 0,70% sul 2,92% del primo mese del 2013. E infatti i clienti sono e stanno diminuendo. «Rispetto al picco massimo (intorno al 4,20% lordo) del gennaio 2012 – spiega Manfredi Urciuoli, direttore Commerciale di Confrontaconti.it – i tassi si sono progressivamente ridotti, ma i titoli di Stato sono scesi ancora di più, così come l’inflazio – ne. Insomma oggi c’è un rendimento effettivo positivo mentre in passato non sempre è stato così». E in effetti la tabella a destra, che compara i rendimenti negli ultimi due anni di conti di deposito con vincolo a 12 mesi, Bot annuali e inflazione, lo dimostra. LA FUNZIONE Ma per orientarsi nella scelta del migliori conti di deposito sarà bene fare un passo indietro e capire a cosa servono e perché oggi più che in passato è necessario confrontare le caratteristiche dei singoli prodotti per evitare brutte sorprese. Un conto di deposito, infatti, è un conto corrente bancario, limitato nelle proprie funzionalità, che ha un unico scopo: fruttare interessi. Quasi per tutti i costi sono praticamente inesistenti, ma bisogna sempre ricordare l’in – cidenza del bollo e del regime fiscale. A partire dallo scorso primo gennaio, infatti, sui conti di deposito è scattato l’aumen – to dell’imposta di bollo, salita allo 0,15% annuo (dallo 0,1%) sulle somme depositate, senza più il tetto massimo di 1.200 euro e con un importo minimo di 34,2 euro. Alcune banche, tra le quali Banca Ifis, Ibl banca, la Cassa rurale Renon, hanno deciso di accollarsi il costo di questa sorta di mini-patrimoniale, ma negli altri casi si tratta di un salasso pari a 150 euro per un deposito di 100 mila e di 34,20 per uno damille. Insomma, un balzello pesante e peraltro regressivo che va aggiunto alla ritenuta del 20% sugli interessi lordi maturati. Da ricordare inoltre che questi conti prevedono l’obbligato – rietà che il sottoscrittore possegga un conto corrente tradizionale e che le operazioni da e verso il conto deposito siano limitate al conto corrente collegato. E soprattutto che prevedono la possibilità di vincolare la somma depositata per rimpolpare, e non poco, i propri guadagni. I MIGLIORI PRODOTTI Basta dare un occhio alla tabella sui rendimenti dei migliori conti di deposito per capire l’in – cidenza del vincolo. I prodotti più profittevoli con l’obbligo di lasciare immobilizzato il denaro per 12 mesi sono il Deposito Sicuro di BancaMarche (3,50% lordo) e il Rendimax Top di Banca Ifis (3,35% lordo), mentre se si elimina il vincolo non si va al di là del 3% del Rendimax Like sempre di Banca Ifis e del 2,25% del Conto SuIbl di Ibl banca. Ma è sulle parti basse della classifica stilata da Confrontaconti. it che si vedono le vere differenze. Sui conti vincolati non si va al di sotto del 2,75% lordo, su quelli “liberi” tocchiamo l’1%. Insomma, conviene vincolare ma tenendo sempre presenti quali sono le proprio esigenze nel breve e nel medio periodo. Perché nella maggior parte dei casi gli istituti di credito prevedono tassi pari allo zero o molto ridotti (intorno allo 0,50%) sulle somme che vengono svincolate in anticipo. Ma c’è anche chi mette per iscritto che in caso di adesione all’op – zione di vincolo non è possibile tornare in possesso della liquidità vincolata prima della scadenza prefissata. E chi inserisce penali sul capitale depositato. Ultima considerazione. In condizioni di mercato di rialzo dei tassi di interesse è bene tener presente che l’adesione ad un’opzione di vincolo non ci consentirà di aderire a eventuali opzioni di vincolo future e che potrebbero riconoscere tassi di interesse più elevati. Ma Mario Draghi ci ha rassicurato: nei prossimi mesi questa dovrebbe restare una possibilità solo teorica.