Un fenomeno, un predestinato, altri termini non ce ne sono per dipingere Marc Marquez, il diamante più brillante di questa stagione motociclistica che aspettava la rivincita di Rossi e che invece osserva come l’ago della bilancia sia inesorabilmente arrivato a fondo corsa dalla parte della Spagna. E senza immediate speranze di risurrezione dell’Ital-moto, che si ritrova ancora appesa a Valentino, costretto ad ammettere, a se stesso prima che agli altri, che il cambio di un’era è iniziato con l’avvento del piccolo Marc. Classe ’93, sorriso travolgente e la stessa spensieratezza del primo Rossi, quando Vale vinse la prima gara a Brno nel 1996 in 125 lui aveva tre anni e mezzo. Andava già in minimoto, iniziava a osservare e stabilire quali fossero i suoi idoli e i suoi obiettivi. Ha dovuto attendere il 2008 per incontrare il Dottore. Marc era appena arrivato nel Mondiale, uno scricciolo che si presentò a Valentino con un modellino di auto in mano e la richiesta di un autografo. Cinque anni dopo gliele ha suonate, a Laguna Seca, copiandogli il sorpasso su Stoner (che il 6 e 7 agosto tornerà a guidare una Honda MotoGp a Motegi, mettendo le basi per il rientro nel 2014), vincendo il terzo Gp in classe Regina al primoanno (mai nessuno come lui) e obbligando un sereno Rossi a confessare che «era più veloce, non c’era niente da fare». Un passaggio di testimone, forse l’erede che Vale attendeva, nella dicotomia che si ripete: il “Martello” Lorenzo che sceglie Biaggi come nume protettore, “El Cabroncito” Marquez che adora e imita Vale, nella guida e nello scegliersi gli avversari. Jorge lo ha capito a Jerez: spallata alla Rossi, Marquez vince il Gp e lui per prati come Gibernau. Il tutto, ammantato da quell’aura di fatalità che pervade il motociclismo, nel bene e nel male come purtroppo sappiamo. Nel 2011, Marquez in un incidente a Sepang in Moto2, prima di quello tragico di Simoncelli, aveva riportato gravi lesioni all’occhio destro, un edema che aveva richiesto un paio di operazioni e aveva preoccupato parecchio i medici. Marc infatti ha passato quell’inverno vedendoci doppio, c’erano di mezzo i nervi e la vista, ha dovuto perdere gli ultimi gp e il titolo e gli specialisti non sapevano neppure se sarebbe più riuscito a ottenere l’abilitazione per guidare la moto. Invece sappiamo come è andata.