LIBERO.IT – Tutti condannati. A 26 giorni dalla sentenza per il processo Ruby che vedeva protagonista Silvio Berlusconi, ieri i giudici della V sezione penale del Tribunale di Milano hanno chiuso il secondo filone nato attorno alla marocchina Karima El Mahroug, condannando i tre imputati Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti per le serate di Arcore. Sette gli anni per Mora, ritenuto colpevole di induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile, al quale il collegio ha tuttavia ricosciuto le attenuanti generiche per il comportamento avuto durante il processo. Sette anni anche a Emilio Fede, assente al momento della lettura del verdetto, così come la Minetti, condannata a 5 anni per favoreggiamento della prostituzione delle maggiorenni per aver gestito gli appartamenti in affitto nel residence di via Olgettina a Milano. Interdizione perpetua dai pubblici uffici per i primi due, e “soltan to” cinque anni per l’ex consigliera regionale, che si è detta «stupefatta per la pena eccessiva». A farlo sapere, in realtà, sono stati i suoi legali che l’hanno avvisata per telefono poiché la loroassistita si trova all’estero (come dimostrano anche le foto in costume da bagno pubblicate nei giorni scorsi sui social network). «È stata fatta una giustizia a tre quarti – ha dichiarato l’avvocato Pasquale Pantano – Siamo relativamente soddisfatti. Nicole Minetti è stata assolta da tre reati su quattro». Non altrettanto sollevata l’avvo – cato di Fede, Alessandra Guarini, che ha definito il giornalista «la vittima di chi in questo processo ha mentito». Fede, invece, prima della sentenza aveva spiegato in una nota che la sua assenza era «per evitare quel triste spettacolo rappresentato dalla morbosa curiosità ». Ha poi assicurato che qualunque fosse stata la sentenza avrebbe «dato mandato al mio legale di procedere per calunnia aggravata nei confronti di Chiara Danese, Ambra Battilana e Imane Fadil». Letre ragazze sono le parti civili che nel corso del procedimento avevano avanzato richieste economiche tutt’altro che trascurabili. La Danese, ex miss Piemonte, e l’amica Battilana avevano chiesto 200mila euro a testa, mentre la modella marocchina ben 2 milioni di euro. Ebbene, i giudici hanno deciso che l’entità delle spese dovrà essere stabilita in separato giudizio, ma intantoMorae Fededovranno versargli 10mila euro a testa per le spese processuali. La sentenza è stata letta nel pomeriggio dal presidente Anna Maria Gatto alla presenza di molti giornalisti che speravano di poter vedere sul volto dei diretti interessati le reazioni. Invece non c’era nessuno. La Minetti al mare, Fede a casa, e Mora a Boario Terme per la presentazione di un libro. Al mattino, prima di partire, aveva detto di non aver dormito per l’agitazione, e di essere fiducioso nella giustizia. La Gatto ha inoltre trasmesso gli atti alla Procura per 33 persone, compresi Ruby e Silvio Berlusconi (già condannato a sette anni per concussione e prostituzione minorile e all’interdizione dai pubblici uffici), per valutare eventuali ipotesi di reato di falsa testimonianza in relazione alle indagini difensive. Il tribunale vuole chiarire due circostanze in particolare: quando il Cav convocò ad Arcore alcune ragazze coinvolte nella vicenda, e quando venne effettuato il cosiddetto – e presunto – «interrogatorio fantasma» di Ruby. «Inviare gli atti ai fini di indagini anche per il presidente Berlusconi e per i suoi difensori è davvero surreale – hanno commentato Ghedini e Longo -. Come è noto né il presidente Berlusconi né i suoi difensori hanno reso testimonianza in quel processo». L’ultimo commento, però, è riservato a Emilio Fede, che nonostante tutto non perde l’ironia: «È una condanna talmente forte, che mi spinge a esprimere solidarietà ai giudici, perché domani, leggendo i giornali, si troveranno con una immagine meno dignitosa».