Sparano al capo del Viminale per ammazzare il premier. È la tattica della corrente oltranzista del Pd, ufficialmente entrato in fase precongressuale. Ad annunciarla, le trombe di guerra suonate dalla falange renziana al Senato, al cui richiamo hanno risposto tutte le anime antigovernative del Pd: dalemiani, prodiani, giovani turchi e tutti quelli non vedono l’ora di ballare sulle spoglie del governo Letta. Ma più che uccidere il premier, intendono ammaccare il suo pedigree di futuro leader del centrosinistra, schiacciandolo il più possibile su Alfano e sull’ala destra del governo, per spianare la strada al “rottamatore”ormai lanciatissimo nella corsa alla leadership del centrosinistra. Per questo i renziani hanno alzato il tiro in un crescendo rossiniano in vista del voto di domattina sulle mozioni di sfiducia contro il ministro dell’Interno presentate da Sel e da M5S a Palazzo Madama. Ma il diretto interessato continua a negare di voler attentare alla vita dell’esecutivo di larghe intese: «Dicono che tutta questa vicenda nasca dalla mia ansia di far cadere il governo», ha scritto il “rottamatore” nella sua newsletter, nella quale giura che la mozione di sfiducia «non è una mossa del perfido Renzi per pugnalare il governo Letta». Ma il clima nel Pd è talmente incendiario che in serata è intervenuto il segretario in persona, Guglielmo Epifani, per frenare il suo partito sulle dimissioni di Alfano, mettendo in guardia l’ala più oltranzista sulle conseguenze che avrebbe sul governo la sfiducia del capo del Viminale. Ma sa bene Epifani che il Pd è il primo che rischia di saltare sulla mina kazaka. I 13 senatori renziani ieri sono ripartiti all’attacco con una lettera: «La posizione del ministro Alfano è oggettivamente indifendibile, chiederemo al Pd, nella riunione dei gruppi, di sostenere la “ . richiesta di dimissioni del ministro ». E Renzi sul suo blog in serata c’ha messo il carico da novanta: «Se scelgono questa vicenda per regolare i conti tra le correnti del Pd, mi vergogno per il Pd». È ormai guerra totale tra la segreteria e l’ala antigovernativa del Pd capitanata dal “rottamatore”, che ha colto al balzo la palla kazaka per aprire la sua campagna d’autunno in vista del congresso. Lo scopo immediato di Renzi è salvare il governo in cambio dello scalpo del ministro dell’Interno. L’obiettivo vero è neutralizzare Letta, suo principale competitor sulla segreteria del Pd, portando allo scoperto la sua complicità col centrodestra. Per quanto ieri nel Transatlantico di Montecitorio circolassero insistentemente voci di un’opera di moral suasion del premier su Alfano per convincerlo a dimettersi, fonti autorevolissime di governo assicurano che la linea Letta è tirare dritto. «Non vedo nubi all’orizzonte», ha dichiarato olimpico a Londra il premier, che intende difendere fino all’ultimo il ministro dell’Interno, respingendo la richiesta di dimissioni. Anche se questa arriva da esponenti di calibro del Pd e non sospettabili di collateralità con Renzi, come Anna Finocchiaro: «Sarebbe un atto di responsabilità istituzionale se il ministro Alfano rimettesse la sua delega nelle mani del presidente del Consiglio». È a questo punto che è scoppiato l’allarme rosso a Palazzo Chigi. Quando a chiedere un passo indietro ad Alfano è stata l’ex capogruppo al Senato e attuale presidente della commissione Affari costituzionali. Prova che tutto il Pd è fibrillazione, se segnali di insofferenza verso il governo Letta arrivano anche dai dalemiani. Come la Finocchiaro, appunto, e Gianni Cuperlo, che ha dato il la al coro delle dimissioni. Il centrosinistra è talmente spaccato che è stato necessario rinviare di 24 ore l’assemblea dei senatori prevista per le 13 di ieri e che invece si terrà oggi alla stessa ora per decidere la linea alla presenza di Epifani. Che in serata, alla riunione della segreteria, ha tirato il freno del Pd sulla richiesta di dimissioni, dissociandosi dalle mozioni di Sel e M5S: «Così rischiamo di far cadere il governo».