Roberto Calderoli resta vicepresidente di Palazzo Madama. Si scusa, promette un mazzo di rose per il ministro Cècile Kyenge a cui aveva dato dell’«orango». Assicura che non insulterà più. Manda messaggi al miele per il Colle e i senatori tutti. Invoca «comprensione ». Giura che il suo sfogo non era razzista. Ricorda che Kyenge ha accettato le scuse. Però, nonostante Roberto Maroni ribadisca che «il caso è chiuso», Palazzo Chigi rilancia. E chiama in causa proprio il segretario leghista. «Altro che tutto rientrato!» dettano dallo staff del premier «la scivolata è solo quella di un leader che non riesce a far dimettere Calderoli da vicepresidente del Senato. Purtroppo è una carica che non è oggetto di voce di sfiducia, ma così facendo Maroni è correo dell’insulto al ministro Kyenge». Parole che allargano la crepa tra via Bellerio e Palazzo Chigi. Letta aveva parlato chiaramente circa 48 ore fa, chiedendo la testa di Calderoli e ventilando possibili conseguenze su Expo in caso di risposta negativa. Poi c’era stata una telefonata con Maronimagli sviluppi di ierihanno confermato il gelo. Tanto che in serata Letta ribadisce: «Solo le dimissioni di Calderoli risolvono questo problema. Quello che ha detto è una vergogna per l’Italia». La battaglia infuria ma la Kyenge taglia corto: «Nonmisonopronunciata su questo punto e continuo a non pronunciarmi. È una responsabilità politica istituzionale, non voglio ricondurre l’epi – sodio a un caso personale». Fatto sta che a Palazzo Madama si presenta un Calderoli contrito e che ai colleghi chiede «comprensione». «Sul mio onore vi dico che mai più attaccherò un avversario politico con parole offensive, ma altrettanto vi garantisco che non farò mai sconti a un governo che consentee quasi incoraggia l’ingresso illegale nel nostro Paese». E poi: «Io ho sempre dato lealtà, lavoro e correttezza oggi chiedo al Senato stessa lealtà e la sua comprensione ». Certo, aggiunge il leghista, «il coraggio di dimettermi l’ho già dimostrato e sarei stato pronto a farlo anche oggi se le forze politiche, grazie ai cui voti sono stato eletto vicepresidente, me l’avessero chiesto». IlPdci inzuppa ilpane. Il deputato Khalid Chaouki dice che il partito diserterà l’Aula se Calderoli resterà al suo posto. Richieste di dimissioni piovono pure da Famiglia Cristiana e da Avvenire. Roberto Formigoni osserva che, come minimo, «non manderannoCalderoli a presiedere, almeno per un po’». L’ex miss Italia Denny Mendez si dice «indignata» per le frasi di Calderoli, ma anche nel Pdl non mancano i critici. Maurizio Gasparri parla di insulto «assolutamente sbagliato» mentre per il ministro Beatrice Lorenzin sono state «parole inaccettabili». Più originale Beppe Grillo,cheribadisce che il leghista «è da condannare » ma è stato «messo lì da Pd e Pdl». Però l’ex comico aggiunge che «questa battuta razzista da ubriaco da bar ha il dono della tempestività. Ha messo in secondo piano un episodio gravissimo, la deportazione di una mamma e della sua bambina in Kazakistan. Forse non è una coincidenza». Maroni tiene il punto. Nega che la Lega faccia sparate per guadagnare voti: «Mica ci sono le elezioni ». Conferma che il collegamento fatto da Letta tra la vicenda Calderoli ed Expo è stata «una scivolata». Nel tardo pomeriggio il suo sfidante alle ultime regionali, Umberto Ambrosoli, gli scrive per chiedere di far dimettere Calderoli. Che insiste: «Non ho difficoltà a definire le mie dichiarazioni sbagliate e offensive per le quali il presidente Napolitano si è indignato. E anche con lui mi scuso». E poi: «Ho fatto una sciocchezza. Lo riconosco ». Quando Alfano parla al Senato sul caso Alma Shalabayeva, il vicepresidente leghista del Senato stringe la mano alla Kyenge. Ma il caso non è chiuso.