Il caso kazako piomba su via del Nazareno mandando in frantumi il Pd. Diviso tra la linea ufficiale, che per voce del segretario Guglielmo Epifani invoca le dimissioni di Angelino Alfano dal Viminale, e quella ufficiosa che nel backstage di Palazzo Madama ha già garantito al governo e al Pdl che venerdì 19 luglio non voterà a favore della mozione di sfiducia presentatadaSel edaigrillinicontro il ministro dell’Interno. Anche se la linea del partito verrà ufficializzata oggi dopo la riunione del gruppo che si terrà in Senato alle 13 alla presenza di Epifani. A gettare sale sulle ferite del Pd pensa Matteo Renzi, che chiede al premier Enrico Letta: «Prenda posizione su Alfano». Comunque, non sarà facile per i parlamentari del Pd motivare la scelta di sostenere il capo del Viminale. L’obiettivo è quello di non arrivare al voto sulla mozione di sfiducia ad Alfano. Il centrosinistra sarebbe al lavoro per una exit strategy che eviti il rischio di una spaccatura tra i democratici e salvi il governo Letta. Il segretario stesso ha ammesso la complessità del caso: «Se il ministro dell’Interno e vicepremier Alfano sapeva dell’espulsione delle due donne kazake, deve ora trarre le conseguenze», ha detto Epifani alludendo alle dimissioni. «Se invece non sapeva nulla, la cosa è più grave ancora», ha rincarato il numero uno del Pd. Che ha rilanciato su Twitter: «Aspettiamo chiarezza, ma se Alfano sapeva, dovrà prendersene la responsabilità ». Ma la vera intenzione di Epifani non è quella di mettere in difficoltà Letta, che è il suo vice nel Pd, bensì vederci chiaro in questa vicenda. «Aspettiamo la relazione del capo della Polizia, sarà fondamentale leggerla e trarne le conseguenze », ha detto il segretario, che punta il dito più sulle responsabilità poliziesche che politiche del caso kazako: «Quello che è accaduto è di straordinaria gravità, sono stati violati diritti umani. Mi piacerebbe capire, ad esempio, quello che è successo dopo il blitz». La tenuta dell’esecutivo Letta resta comunque fuori discussione per Epifani, anche in ragione dell’avanzare della crisi economica. «Avremo uno degli autunni sociali più duri della nostra storia», avverte, «questo è un governo di servizio. Tirare a campare non fa bene al Paese.Quando Letta è andato alle Camere ha indicato un tragitto. Il punto è se da qui ad allora si riescono a fare le cose che il premier ha detto di voler fare. Ci si riesce se non ci sono ostacoli ogni giorno», è la chiosa di Epifani che a molti è suonata come un altolà a Renzi, dopo che alla festa democratica di Carpi il sindaco di Firenze ha pronosticato la fine imminente dell’asse Pd-Pdl. In effetti, anche se il pasticcio kazako è stato risolto al Viminale con l’azzeramento dei vertici del dipartimento di Pubblica sicurezza, non è stata disinnescata la mina politica che rischia di far saltare la maggioranza. E che già sta mettendo a dura prova il Pd, dilaniato tra l’ala filogovernativa guidata dal segretario e la frangia oltranzista che trova in Renzi il suo portavoce. Lo stesso Epifani deve ammettere che le eventuali dimissioni di Alfano potrebbero determinare una crisi di governo: «Da un punto di vista sì». Anche se tende a scongiurare questa eventualità: «Da un altro punto di vista, non necessariamente, si potrebbe fare diversamente. Ma è chiaro che il Pdl trarrebbe le conseguenze». A far ballare ancora di più la maggioranza pensa il sindaco “rottamatore”, che coglie la palla kazaka al balzo per infliggere un’altra bordata a Letta, divenuto il suo competitor numero uno nella corsa per la segreteria del Pd e per Palazzo Chigi. «Prendo atto che il vicepremier va alle 20 alla Camera», commentava ieri Renzi alla presentazione del libro “Fac – ciamo giustizia”, del vicepresidente del Csm, Michele Vietti, «dopodiché, la vicenda riguarda il presidente del Consiglio, sia lui a valutare quello che è accaduto. Immagino andrà in aula egli stesso e dovrà prendere posizione sulla vicenda, dovrà dire se le considerazioni di Alfano lo avranno convinto o no». Che l’ala antigovernativa del Pd farà pesare parecchio il suo voto sulla mozione di sfiducia ad Alfano, lo hanno fatto capire chiaramente ieri sera i senatori renziani, che hanno fatto eco alla linea del “rottamatore”: «La relazione di Alfano è poco convincente e lascia spazio a inquietanti dubbi. Serve l’interven – to in aula del premier Letta». Ma non si è fatta attendere la risposta del presidente del Consiglio: «Non ho dubbi che il governo andrà avanti e supererà questi ostacoli», ha detto Letta a un giornalista inglese perché Renzi intendesse.