«La calunnia è un venticello », cantava il Barbiere di Siviglia. La verità che travolge il «miracolo» Giamaica è invece un autentico uragano che spazza anni di voci, pettegolezzi e maldicenze. Rivelatesi fin troppo fondate. Sono cinque i positivi nella nazionale antillana, compreso Asafa Powell: il capostipite della grande generazione di velocisti che ha prodotto Asafa Powell, Yohan Blake e Nesta Carter. Quest’ultimo dopole voci della prima ora, risulta escluso dalla lista dei positivi. Vi compaiono invece, oltre allo stesso Powell, la velocista Sherone Simpson, i discoboli Travis Smikle e pure un atleta junior, il saltatore in alto Demar Robinson. Uno scandalo preannunciato solo pochesettimane fa dalla positività di Veronica Campbell Brown, sette medaglie olimpiche e un diuretico coprente nei campioni analizzati. Allora i dirigenti giamaicani si difesero ricordando che l’erede di Marion Jones- in tutti i sensi – vive e si allena negli Usa. Stavolta però la grandezza del caso rivela l’esi – stenza di un autentico sistema dopante nel Paese che domina le piste mondiali almeno da un lustro. Un autentico miracolo per un’iso – la da 2,7 milioni di abitanti che – tra le altre cose – ha conquistato tutto il podio maschile dei 200 metri a Londra (Bolt-Blake-Weir). Prove ulteriori potranno arrivare dal materiale sequestrato dai Nas di Udine nella notte tra domenica e lunedì nel ritiro di Lignano, dove la Giamaica ha la sua base durante l’attività in Europa. Smentita anche la notizia inizialmente rivelata dal quotidiano di Kingston «The Gleane» dell’arre – sto di uno dei preparatori di Powell. I sospetti nati dopo l’«inci – dente» dei Trials 2009 – cinque positivi, tra cui lo stesso Blake fermato per tre mesi a causa di uno stimolante – diventano ombre lunghissime che non possono risparmiare Usain Bolt. L’uomo chiamato «lampo», però, ha conquistato il mondo con la sua simpatia, risollevando le sorti della Iaaf dopo un decennio di scandali dal caso Balco (Marion Jones e Tim Montgomery gli sprinter coinvolti) all’imbaraz – zante sceneggiata dei greci Thanou- Kenteris alla vigilia dei Giochi di Atene. Ed è diventato il simbolo stesso delle piste. Tanto che la sua caduta potrebbe essere devastante per il sistema. La federatletica mondiale (Iaaf) ha alternato momenti di severità contro il doping a fasi più morbide: tante le gare di velocità riscritte negli anni, altrettante inspiegabilmente confermate: come l’oro di Berlino di Steve Mullings, primo giamaicano a conquistare il mondo nell’intervallo tra due positività (anche Montgomery resta negli albi pre-Edmonton 2001 nonostante l’ammissione di essersidopato anche già prima delle Olimpiadi di Sidney). O Justin Gatlin, che ha battuto Bolt al Golden Gala di Roma dopo essere tornato a correre grazie allo sconto della federatletica mondiale. Ma con la caduta di Tyson Gay, primatista dell’anno con il suo 9”75 e beccato anch’egli con un test delle scorse settimane (ha già ammesso tutto, ha detto di aver sbagliato e ha promesso di fare – con calma – i nomi) tutti gli occhi saranno per Usain. Quasi senza rivali in pista (Blake è infortunato), ma co gli scettici pronti a seppellirlo. In tanti negli anni hanno seminato sospetti su di lui – com – preso Carl Lewis, dopato e coperto dal comitato olimpico americano si è scoperto nel 1993 –ma senza prove riguardo all’uso di steroidi . «Il mio segreto? É la patata (un tubero giamaicano, lo yam, ndr)», si è sempre difeso lui. Speriamo che a 25 anni da Ben Johnson, l’uomo chiamato «fulmine» non si riveli una bufala.