È una festa, un compleanno speciale, un bel traguardo raggiunto. Ma anche un esame di laurea, un sogno che diventa realtà e una sfida. I Negramaro compiono dieci anni. Tanto è trascorso da quel 2003 che ha visto la band toccare tappe emozionali e artistiche incredibili: il primo cd (Negramaro), il Festival di Sanremo, poi tour intensi e una cover indimenticabile di Meraviglioso (hit di Domenico Modugno). Il tutto condito da collaborazioni eccelse nelle quali la voce di Giuliano Sangiorgi si è fusa con quella di colleghi del calibro di Bocelli, Jovanotti, Elisa, Fiorella Mannoia, Baglioni e persino Mina. NEL TEMPIO DEI CONCERTI Un decennio dopo, si diceva, i Negramaro – nome mutuato da uno dei vitigni meno nobili ma più veri del Salento – sono pronti per salire sul palco più concupito dai grandi: nel giro estivo dei concerti del Meazza, arriveranno dopo Bon Jovi ma prima dei Depeche Mode (18 luglio) e di Robbie Williams (31). Questi sei ragazzi del Sud, divenuti nel frattempo uomini, affronteranno il tempio di Milan e Inter (e tre giorni dopo lo stadio Olimpico di Roma) con il piglio giusto. Come racconta Giuliano Sangiorgi, front-man e voce narrante di una storia semplice come è quella dei Negramaro. San Siro arriva dopo un breve tour europeo che ha visto la band «allenarsi» a Londra, Dortmund, Varsavia, Monaco. «Siamo nati artisticamente nei pub e abbiamo vissuto la musica di strada, non quella degli studi televisivi di un X-Factor o di Amici, programmi che sinceramente non ci appartengono», spiega Giuliano. «Davanti a cinquanta persone o alle 50 mila di San Siro il palco resta sempre al centro di tutto. Noi siamo gli stessi del 2003, non siamo cambiati da quando eravamo la timida band di supporto di Verdena e Afterhours. La tv? No, grazie: rimandiamo al mittente tutti gli inviti che ci vorrebbero in gara a Sanremo o ospiti dei varietà. Preferiamo il marciapiede… Il nostro segreto è l’amicizia. Ho fatto le mie esperienze con altri artisti maturando una convinzione: non potrei mai diventare una voce solista, nè avere la tentazione di lasciare la band. Sono cresciuto con questi ragazzi, li conosco come fossero fratelli». IL SEGRETO Il segreto dello «spogliatoio » perfetto resta, quindi, la fratellanza da uomini del Sud. «Ogni tanto ci scappa qualche frase in dialetto per ribadire chi siamo e da dove veniamo. Quando mi sono dovuto fermare per un intervento alle corde vocali. Emanuele e gli altri hanno detto: ti aspettiamo, che fretta c’è? E quando ho scritto il libro Lo spacciatore di carne, nessuno è stato geloso del consenso che ho avuto dalla critica».
Il bunker dei Negramaro è una masseria del Salento, la terra nella quale si produce il vino che, in una decina d’anni, ha visto schizzare in alto le richieste. «Potenza della musica. Le vendite sono aumentate del 70%», dice Giuliano che torna subito serio, «se devo ringraziare qualcuno per questo decennio dico papà e mamma, mi hanno sempre incoraggiato a scrivere e a cantare. E poi la musica stessa che mi ha impedito di cadere, tempo fa, vittima di attacchi di panico. È stata l’amica che mi ha tirato fuori dalle sabbie mobili». CON IL BOSS… Musica come motore di tutto, frullatrice di emozioni. «Ve ne racconto una: dopo il concerto all’Hard Rock Festival di Londra, sentiamo bussare al nostro camerino. Era Bruce Springsteen, il Boss. Ci voleva conoscere e farci gli auguri per San Siro. Non so se mi spiego ».