Esteso anche agli impianti di riscaldamento a pompe di calore – serviti da caldaie o realizzati con condizionatori – l’ecobonus fiscale del 65%. Bonus, ma in questo caso del 50%, validi anche per frigo, lavastoviglie, lavatrici e scaldabagni a pompa di calore dedicati alla produzione di acqua calda sanitaria. È la novità principale contenuta in un emendamento approvato dal Senato che ha licenziato, con252 «sì», il decreto legge sugli incentivi alle ristrutturazioni. Il testo alla Camera. Il testo passa ora all’esame della Camera. Ecco come funziona la nuova agevolazione che elimina la preclusione prevista in prima battuta per questo tipo di impianti. La misura, solo per chi effettua anche lavori, vale per 10.000 euro di spesa che si aggiungono ai 96.000 euro del tetto già previsto per gli incentivi. Ora i grandi elettrodomestici potranno usufruire della detrazione del 50% dell’importo speso così come previsto per i mobili, per una spesa di 10.000 euro fino a tutto il 2013. Il governo ha tolto la dicitura che rendeva esplicito l’interven – to per gli elettrodomestici «a libera installazione» ma lo sconto non dovrebbe essere limitato ai soli elettrodomestici da incasso, bensì ai «grandi elettrodomestici ». Questi, inoltre, dovranno avere almeno un consumo energetico di classe A+ (A per i forni). Il cambio di formulazione, poi, ha reso «aggiuntiva» rispetto al tetto dei 96.000 euro previsti per i lavori di ristrutturazione, la somma di 10.000 euro di spesa (e quindi di 5.000 euro di sconto da spalmare in 10 anni) che potrà essere utilizzata per l’acquisto di mobili o degli elettrodomestici cosiddetti «bianchi». Stop Iva sui libri di scuola. Palazzo Madama ha accolto all’unanimità un ordine del giornocheimpegna ilgovernoa valutare la possibilità di evitare l’aumento dell’Iva dal 4 al 21% peri supporti integrativi dei libri scolastici. L’aumento é previsto, comecopertura, proprio daldecreto sugli ecobonus. L’ordine del giorno é stato accolto, a nome del governo, dal sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta. L’Aula ha accolto inoltre la misura, già approvata in Commissione, che fa salire dal 4% al 10% e non più al 21% l’Iva sui prodotti dei distributori automatici di cibi e bevande. Soglia cash a 3mila euro. Le correzioni introdotte dal Senato piacciono all’Esecutivo. «Abbiamo svolto un importante lavoro, di concerto con le forze parlamentari, che ha consentito di varare un provvedimento che darà il suo contributo alla crescita e al rilancio dell’economia nazionale », ha affermato il sottosegretario allo Sviluppo economico, Simona Vicari. La quale da un paio di giorni è finita sotto i riflettori per aver proposto di alzare da 1.000 a 3.000 euro la soglia per l’utilizzo di denaro contante. Il sottosegretario, ieri in serata, ha precisato che non c’è ancora una proposta, ma solo alcune valutazioni. La questione è delicata. Il tetto alla circolazione delle banconote era stato introdotto come armaper la lotta all’evasione, ma – secondo alcune associazioni di categoria, come Confesercenti e Federalberghi – ha contribuito a deprimere iconsumi, aumentandola portata della recessione. Sul contante Pd e Pdl divisi. Di qui, appunto, la mossa di Vicari, esponente Pdl. Mossa che trova pareri contrapposti nelle file della maggioranza. L’idea piace al Popolo delle libertà, ma è stata subito bocciata dal Partito democratico. «È mai possibile – ha osservato Annamaria Bernini (Pdl) – che i pensionati debbano aprire un conto corrente per intascare una pensione sopra imille euro? Possibile che gli albergatori e i commercianti, nel pieno della stagione turistica, debbano scontare una soglia nelle transazioni di contantiche è incredibilmente tra le più basse in Europa, mentre i cittadini non comunitari possono maneggiare tranquillamente in Italia fino a 15mila euro?». No secco, invece, di Dario Franceschini (Pd) a qualsiasi ipotesi di intervento sul limite dei 1.000 euro cash: quella soglia «non si tocca» ha detto il ministro per i Rapporti col Parlamento. Un eventuale blitz di Vicari per rimettere in circolazione più contante potrebbe spingere i consumi, ma troverebbe di sicuro il muro delle banche. Per gli istituti, del resto, l’addio al denaro di carta rappresenta una svolta per i ricavi: giù i costi di gestione e boomdi transazioni elettroniche, tra carte di credito, bancomat e bonifici.