Sia perché sento la mia condizione di vivente come parecchio temporanea (muoiono anche i cattolici, ahimé), quindi inadatta a costituire piedistallo o pulpito, sia perché non sono autorizzato a giudicare chicchessia. Meno che meno una signora di novantuno anni malata da tempo che ha passato l’ultima settimana in ospedale dove potrebbe anche aver rivisto certe sue idee, chi può dirlo. Vorrei invece mi fosse consentito giudicare alcune definizioni che in queste ore vengono ripetute a pappagallo su ogni media possibile e immaginabile fino a delineare la figura di una specie di santa degli increduli. La prima consiste in una parola sola, per quanto composta: «Anticonformista». Purtroppo l’anticonformismo di Margherita Hack era morto e sepolto già da decenni. Capisco che al tempo della sua giovinezza (nacque a Firenze nel 1922) dichiararsi atea anzi ateissima risultasse un tantino controcorrente ma ricordo che il cattolicesimo non è più religione di Stato dal 1984, ovvero dal concordato firmato da Bettino Craxi e Agostino Casaroli, e che Santa Madre Chiesa non guida né rappresenta la maggioranza degli italiani almeno almeno dal 1974, quando al referendum il 59% di loro votò a favore del divorzio anticattolico, anticristiano e, lo stanno scoprendo ora i demografi, antieconomico e antisociale. Quindi da minimo 39 anni la Hack era una conformista per nulla anti e non sto dicendo che i conformisti meritino l’inferno, sto dicendo che non meritano di essere definiti anticonformisti, tutto qui. «Signora delle stel- “ . le» è un’altra definizione eccessiva, manco avesse scoperto la Via Lattea, gli anelli di Saturno o l’Alfa Centauri. Niente di tutto questo, era un’astronoma come tante e lo ammetteva lei stessa: «Non ho fatto scoperte eclatanti». Le hanno dedicato un asteroide, il numero 8.558, ma un asteroide non si nega a nessuno, hanno intitolato un pietrone volante perfino ad Alberto Angela. Oggi su di lei non ci sarebbe una riga se fosse stata solo una scienziata e invece ci sono pagine e pagine perché era presidentessa della UAAR (Unione degli Atei Agnostici e Razionalisti) oltre che protagonista di innumerevoli battaglie a sinistra, di volta in volta al fianco di Radicali, Comunisti italiani, Lista Anticapitalista (cometa politica del 2009 il cui passaggio, visti i risultati elettorali, oltre che a me dev’essere sfuggito alla stragrande maggioranza degli elettori), e poi Nichi Vendola ed Emma Bonino, perfino Matteo Renzi (però Bersani mai)… Alle ultime consultazioni (24-25 febbraio 2013) si è presentata come capolista di Democrazia Atea e potrei dire che per accorgersi di questa formazione ci sarebbe voluto un telescopio. Ma sarebbe sarcasmo fuori tempo. Era una donna con aspetti pittoreschi e lati fanatici, lo sappiamo, però mi sembra più interessante trovare qualche punto di contatto, cogliere qualche spunto di speranza. Antiberlusconiana acerrima, coltivava molte forme del nichilismo contemporaneo (oltre all’ateismo l’animalismo, l’omosessualismo, lo scientismo) ma non tutte: ad esempio non era un’ambientalista rigida, sul nucleare aveva una posizione possibilista considerandolo meno inquinante del petrolio, del metano e del carbone. Diceva di non immaginarsi il paradiso come un condominio: siamo d’accordo tutti perché in tal caso più che il paradiso sarebbe un inferno… Ho l’impressione che in lei ci fosse molto atteggiamento, molta voglia di stupire. Faceva affermazioni totalmente negative ma le smentiva con comportamenti che negativi non lo erano affatto. «Non credo assolutamente a nulla» dichiarava, però è stata sposata per 69 anni con lo stesso marito, un letterato cattolico (ebbene sì) che le sopravvive e che è rimasto al suo fianco fino all’ultimo: quindi almeno nel matrimonio e nell’amore ci credeva. Un giorno disse che «andrebbero insegnati valori comuni a credenti e non: il perdono, non fare del male agli altri, la solidarietà». Non essendo molto pratica di religione non si sarà accorta che stava sostenendo la necessità di insegnare a tutti, credenti e non, il Vangelo.