Non sono pochi, in tempi di congiuntura economica, 130.000 biglietti venduti per tre concerti. A una media di 50 euro l’uno fanno sei milioni e messo di euro. Un tesoretto, anzi un tesorone. Questo l’eccezionale risultato ottenuto dai Muse per la loro calata in Italia: la band inglese sarà impegnata stasera e domani in due show allo stadio Olimpico di Torino con una coda il 6 luglio, a Roma. Numeri paragonabili soltanto al sold-out che Bon Jovi ha realizzato per l’unica data italiana del suo tour mondiale, in cartellone domani sera a San Siro. Il fatto curioso è che questi tre concerti della band di Matt Bellamy rispettano fedelmente la filosofia emersa dall’ultimo album The 2nd law, disco che contiene brani ispirati a un duro attacco al potere delle banche e che raccontano le ansie economiche del nostro tempo, prendendo la difesa dei diritti di chi si trova vessato e succube di istituti finanziari. Dall’alto di un impegno civile che li pone in una posizione meno disimpegnata rispetto ai rivali Coldplay, Bellamy e soci hanno scelto come titolo dell’ultimo album proprio la seconda legge della termodinamica (The and low, appunto) per la quale l’economia moderna basata su una crescita esasperata e senza fine, è assolutamente insostenibile. Bellamy, 34 anni e prossimo al matrimonio con la bellissima Kate Hudson, la spiega così: «Devo tutto il mio successo alla bancarotta che ha subito mio padre, anni fa. Soldi e successo non hanno realmente cambiato le cose in cui credo, o le mie opinioni, nel corso degli anni», ha detto il frontman dei Muse. «Quand’ero un ragazzino mamma e papà si lasciarono. Avrò avuto 13 o 14 anni, accadde durante la crisi economica dei primi anni Novanta. Mio padre dichiarò bancarotta e la cosa ebbe una grossa importanza sulla mia vita. Era dura. Io stavo con mamma ma lei non riusciva a trovare un lavoro. Sono queste le cose che plasmano come vedi la vita. Prendono forma durante la crescita. Sono vicende che non ti abbandonano, rimangono dentro. Fu allora che mi venne voglia d’avere successo». Consenso mondiale, quello dei Muse, confermato da un concerto che vede i tre trentacinquenni del Devon dispiegare il loro alternative-rock durante due ore divertenti, tra fuochi d’artificio e suoni trascinanti, onde sonore e giochi grafici. Il falsetto iniziale di Matt aprirà lo show di stasera cantando Supremacy mentre i pupazzi di Obama (vestito da Superman), della Merkel e di Putin spunteranno durante il funky di Panic station. E mentre Bellamy canterà Animals, un altro pupazzo che raffigura un banchiere con le tasche piene di dollari precipiterà in una buca, al centro dell’enorme del palco. Simbolo di un potere finanziario che è una minaccia per i Muse. Alle loro spalle, per tutto lo show, una gigantesca radio d’epo – ca sovrasterà le due ore del concerto che si chiude con una virata nostalgica sulle note di Madness e House of the rising sun e con quelle più romantiche di The resistence e Starlight.