Jessica Pulizzi, la sorellastra di Denise Pipitone, è stata assolta. A proclamare l’inno – cenza della 26enne, che era accusata di concorso nel sequestro della bimba scomparsa all’età di 4 anni il primo settembre del 2004 da Mazara del Vallo (Trapani), sono stati i giudici del Tribunale di Marsala, che ieri hanno emesso la sentenza dopo quasi 24 ore di camera di consiglio. Due anni di reclusione sono stati invece inflitti all’ex fidanzato di Jessica, Gaspare Ghaleb, per false dichiarazioni ai magistrati. Il Tribunale ha poi disposto la trasmissione degli atti alla Procura per valutare la posizione di una teste del processo, Loredana Giacalone, parente di Ghaleb. La sentenza di ieri, dunque, scagiona Jessica, per cui i pm Sabrina Carmazzi e Francesca Rago avevano chiesto 15 anni. «Ho sempre detto di essere innocente, per me finisce un incubo I giudici mi hanno creduta: dopo nove anni da incubo hanno preso la decisione che dovevano prendere. Spero che facciano giustizia per Denise. La mia vita, ora, può continuare normalmente», ha commentato la 26enne, che all’epoca della scomparsa della piccola aveva 17 anni. Al momento della lettura del dispositivo la ragazza non era in aula. Erano invece presenti Piero Pulizzi, padre di Jessica e Denise, e Piera Maggio, madre della bimba, che è rimasta in silenzio ad ascoltare il verdetto. «Non c’è giustizia», ha ripetuto più volte l’uomo. «Noi non ci fermeremomai di cercare Denise. Mia figlia deve essere trovata», ha detto Piera, commentando una sentenza che vive come un macigno: «Oggi (ieri, ndr) Denise è come se fosse stata sequestrata di nuovo. Si è arrivati all’assoluzione nonostante i pmavessero detto che gli indizi contro Jessica erano chiari, univoci e convergenti». Il legale della donna, Giacomo Frazzitta, ha già annunciato che impugnerà la sentenza subito dopo aver letto le motivazioni, che saranno depositate entro 90 giorni. «Presenteremo appelloanovembre. Peril collegio c’è stato un ragionevole dubbio, ossia la prova non ha raggiunto il 100% di fondatezza », ha spiegato, «e quindi i giudici hanno ritenuto di non poter condannare Jessica». Sulla questione dell’insuffi – cienza di prove, formula per la quale è stata assolta l’imputata, è intervenuto l’avvocato Gioacchino Sbacchi, che insieme al collega Fabrizio Torre difende la Pulizzi. «Non diciamo sciocchezze. L’assoluzione è assoluzione tanto che non può essere neppure impugnabile», ha sottolineato. Per i difensori si tratta di una sentenza «giusta che interviene all’esito di una lunghissima attività dibattimentale dove sono stati fatti tutti gli approfondimenti necessari». Eppure la Procura non sembra intenzionata ad arrendersi, tanto che il procuratore di Marsala, Alberto Di Pisa, ha fatto sapere che «probabilmente proporremo appello» e che «le indagini sul caso, comunque, proseguono, come pure le ricerche della bambina. Costantemente, infatti, valutiamo le varie segnalazioni di avvistamenti che ci pervengono ». Finora la tesi accusatoria si era basata sulla vendetta in famiglia. Dopo aver escluso il rapimento a opera di zingari o trafficantidiorgani, sotto la lente degli inquirenti era finita Jessica, rimasta così sconvolta dalla scoperta che Denise fosse nata dalla relazione tra il padre e Piera Maggio da mettere in atto comportamenti persecutori nei confronti della mamma della bimba, alla quale attribuiva la colpa di aver turbato l’equilibrio della sua famiglia. A gettare ombre sul suo presunto coinvolgimento nel sequestro c’erano poi una serie di intercettazione, tra cui la frase «a casa c’ha purtai» («a casa l’ho portata», ndr), pronunciata dalla sorellastra durante una conversazione con la madre Anna Corona, intercettata nel commissariato di polizia. Una «confessione», per i pm. Inoltre i tabulati telefonici segnalavano la presenza di Jessica nella zona di via La Bruna proprio quando Denise è stata rapita, mentre giocava davanti a casa della nonna. Impianto accusatorio, questo, ritenuto insufficiente dai giudici.